Permettere ai piccoli investitori di compensare, dal punto di vista fiscale, redditi e perdite da capitale con utili e perdite da redditi diversi rappresenterebbe una importante opportunità per tanti piccoli risparmiatori italiani. Per questo occorrerebbe che la politica pensasse a un intervento legislativo in materia fiscale sulle cosiddette minusvalenze. Lo chiede Meritocrazia Italia, associazione che intende essere un contenitore di idee e contributi «per dare voce all’Italia che merita: un progetto aggregativo fondato sulla valorizzazione del merito e dell’impegno sociale che sappia porsi a beneficio di tutti e non contro qualcuno».
La normativa attuale prevede la possibilità di compensare tra di loro redditi diversi di natura finanziaria, i cosiddetticapital gain: plusvalenze e minusvalenze ottenute con la cessione di strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni, quote di fondi, titoli sicav, certificati e derivati. La minusvalenza è un credito fiscale che può essere fatto valere nei quattro anni successivi alla sua formazione.
Ma le minusvalenze possono essere compensate fiscalmente solo con eventuali plusvalenze generate da redditi della stessa natura. Non viene consentito di compensare fra loro redditi di capitale, come minusvalenze e plusvalenze generate con investimenti in fondi comuni e sicav, interessi sui conti correnti, cedole su titoli di Stato, obbligazioni/dividendi.
Le restrizioni imposte per il contenimento della crisi pandemica, sostiene Meritocrazia Italia, hanno aggravato la già persistente precarietà economica di piccoli e medi investitori. E prevedere l’andamento del mercato per il futuro prossimo si mostra complesso, generando molta più incertezza di quella che normalmente accompagna ogni scelta di investimento. Meritocrazia Italia, quindi, chiede alla politica di «rafforzare le misure d’impatto fiscale già adottate, senza remore nell’inserimento di nuovi interventi sul dossier titoli, con occhio benevolo per i piccoli investitori, con meno esperienza e maggiore fragilità».