Il calcio e la pallacanestro: due mondi accomunati solamente da una sfera ma che a Bologna hanno un unico significato: tradizione e passione. I colori bianconeri della Virtus di basket e quelli rossoblu del Bologna Calcio stanno facendo sognare una città intera dopo anni passati nell’ombra.
Ora, però, nel capoluogo emiliano si respira un’aria diversa, di maggiore consapevolezza di quello che una città così ben organizzata e con le idee chiare può raggiungere. Bologna vuole diventare una regola, come cantava Luca Carboni. Lo dimostrano i risultati, lo dimostra l’attaccamento della gente, che trova nello sport locale un modo per ritrovare quel calore e quei valori tradizionali sempre più volatili in un centro così multiculturale.
Ecco perché non è raro trovare Joshua Zirkzee, il calciatore simbolo della squadra, a passeggiare tra le vie del centro e mangiare un piatto di anolini in brodo in una tipica osteria. Stessa cosa che accade per Marco Belinelli, capitano della Virtus, e bolognese doc, nato a San Giovanni in Persiceto ma da sempre ambasciatore della città nel mondo.
Anche grazie ad un clima così disteso, tutti i pezzi del puzzle si stanno incastrando. C’è da dire che per la Virtus le cose vanno bene già da diversi anni ma, ora, anche in Europa sta sorprendendo. La recente vittoria contro il Partizan Belgrado lo dimostra: adesso gli uomini allenati da Luca Banchi sono secondi in Eurolega, solo dietro all’imbattibile Real Madrid. Il pubblico della Segafredo Arena, poi, rappresenta davvero il sesto uomo della squadra.
Il mister Thiago Motta e il già citato Joshua Zirkzee sono gli uomini simbolo della sponda calcistica, con le idee innovative di un ex giocatore sempre troppo sottovalutato e la fantasia di un talento già sbocciato e dal valore inestimabile. Ma dietro di loro tutto l’ingranaggio gira come un orologio: ogni giocatore si incastra perfettamente negli schemi di Motta, a testimonianza di come la dirigenza abbia sempre operato con cognizione di causa ad un progetto a lungo termine che sta dando i suoi frutti.
Le vittorie contro Lazio, Roma, Atalanta in campionato e quella incredibile contro l’Inter ai supplementari in Coppa Italia hanno spinto i felsinei a ricalibrare i loro obiettivi stagionali. La salvezza è ormai raggiunta e un piazzamento in Europa è tutt’altro che un miraggio. Spinti anche da una tifoseria più unita che mai che si è riscoperta di primissimo livello. Vedere lo stadio Dall’Ara pieno fa bene al cuore non solo ai bolognesi ma a tutto il calcio italiano, considerando la storia di questa società.
A proposito di simboli della città, Lucio Dalla cantava «l’anno che sta arrivando, tra un anno passerà»: e magari tra un anno ci ritroveremo tutti a raccontare i successi della Bologna sportiva. Le basi sono quelle giuste.