Tra Inferno e Paradiso, tra cinema e letteratura. È l’iniziativa che si è aperta nella meravigliosa Piazza Innocenzo III, con la suggestiva cornice delle absidi della Cattedrale di Anagni: una interessante serata con protagonista Marco Tullio Barboni ed il suo ultimo romanzo Matusalemme Kid. Alla scoperta di un cuore bambino. L’iniziativa è stata patrocinata anche dall’Associazione culturale Occhio dell’Arte APS, affiliata FITeL_Lazio, e dall’Annuario del cinema italiano & audiovisivi 2020-2021.
L’iniziativa, che terminerà il primo settembre, si configura principalmente come una mostra d’arte contemporanea itinerante, finalizzata a guidare il visitatore attraverso le bellezze storico-artistiche della città. Le opere sono in mostra nella Sala della Ragione, nella Casa Barnekow, nel Palazzo Bonifacio VIII e nella sede dell’Associazione culturale Anagni viva. L’occasione dell’evento sono i festeggiamenti dei 700 anni dalla scomparsa di Dante, nella manifestazione artistico-letteraria nata dalla sinergia d’intenti e d’azione tra l’Assessorato alla Cultura del Comune di Anagni e il direttore artistico dell’evento, il dottor Michele Citro, in veste anche di presidente dell’Associazione culturale Edizioni Paguro.
Splendide le opere d’arte ospitate – pittoriche e plastiche – realizzate da oltre 50 artisti provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Il filo conduttore: l’ omaggio al Divin Poeta, che ricorda la Città dei Papi nel XX Canto del Purgatorio. L’intenzione è stata quella di avviare un dialogo virtuale tra arti diverse e anche diverse tecnologie e mezzi di comunicazione.
L’intervista della serata, a cura della giornalista Lisa Bernardini, che tra le sue varie attività professionali ha anche quella di collaboratrice di Metropoli.Online, è stata così aperta da uno spettacolare cortometraggio animato (che ha messo in scena le parti più significative della trama del volume), realizzato con la sceneggiatura dello stesso Barboni, la regia di Michele Citro e la realizzazione grafica ed animata di Felicia Salomone, promettente studentessa dell’Università del videogioco e del cartone animato IUDAV/Vhei (Valletta Higher Education Institute).
Il noto sceneggiatore, regista e scrittore ha ripercorso per il pubblico presente la sua vita di uomo di cinema approdato alla letteratura, raccontando tanti aneddoti del suo essere bambino nei set cinematografici vissuti, a partire da quello di “Lo chiamavano Trinità” (appena compiuti 50 anni di successo internazionale) diretto dal padre E. B. Clucher, che inaugurò con questo film il filone dei fagioli western, creando al contempo la celebre coppia cinematografica Bud Spencer/Terence Hill.
«La mia ultima fatica letteraria è del tutto in forma dialogica – ha specificato Barboni ad inizio incontro – in uno stile narrativo che richiama quella scrittura teatrale e cinematografica che per tanti anni ha rappresentato la mia principale attività, e racconto del rapporto con il cuore bambino che mi appartiene».
Dalla viva voce del protagonista, è emerso che chiunque può ritrovarsi in certi ricordi, in certe dinamiche, in certe emozioni, «anche se, nella fattispecie – ha concluso Marco Tullio Barboni – impregnate dalla storia degli anni d’oro del cinema italiano, dal momento che è in quel periodo che il mio puer, per tradizione di famiglia, è vissuto».
Ad accompagnare Barboni ad Anagni, in questa cornice culturale di alto livello, la figlia regista Ginevra, presente anche tra i relatori della giornata dedicata a Dante nel cinema. Figlia e nipote d’arte, i suoi studi culminati nella regia sono stati dedicati da sempre, con grande successo, al cinema, al teatro e alla fotografia. Erede della illustre famiglia di cinematografari dei Barboni, è stata designata da un noto sito americano come una delle 50 registe emergenti più promettenti al mondo.