Il termine biologico deriva dal greco “bios”, che significa “vita”, e si distingue dall’agricoltura definita convenzionale per la scelta consapevole di non utilizzare prodotti quali fertilizzanti, insetticidi, diserbanti e pesticidi di origine chimica, ritenuti pericolosi per la salute delle persone e dell’ambiente, né modalità agricole che non rispettino i cicli biologici degli ecosistemi naturali e evitando lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Ci sono dei parametri a cui tutte le aziende che vogliono operare in regime biologico devono attenersi.
Scelta di specie resistenti alle caratteristiche climatiche locali con preferenza per quelle autoctone.
Rotazione delle colture, che consiste nel non coltivare la stessa specie sullo stesso terreno per più stagioni al fine di prevenire l’insorgenza di parassiti e malattie e per evitare che vengano esauriti i principi nutritivi del terreno, in quanto le coltivazioni consumano e apportano sostanze ed elementi differenti di volta in volta.
Consociazione: consiste nel coltivare piante diverse affiancate l’una all’altra secondo combinazioni di specie favorevoli ad entrambe.
Uso di siepi e alberi per creare passaggi e delimitazioni di confini in grado di ospitare predatori dei vari parassiti delle piante.
Lotta biologica, ovvero l’introduzione di insetti utili a contrastare i vari parassiti dannosi.
Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) son vietati.
Si pratica la pacciamatura, che consiste nel coprire il terreno con fieno o erba fresca per proteggerlo dagli sbalzi termici e ostacolare la crescita delle erbe infestanti.
Si utilizza il sovescio, ovvero la semina di alcune piante come il trifoglio, la veccia ed altre, che una volta fiorite vengono interrate per fertilizzare il terreno e proteggerlo dall’erosione.
Si utilizzano come fertilizzanti letame e concimi organici come il compost.
Negli ultimi dieci anni i consumi di prodotti biologici sono cresciuti a due cifre: è quindi chiaro che il biologico non è un fenomeno destinato ad esaurirsi ma una vera e propria trasformazione nel modo di produrre e consumare cibo. Il tutto determinato dalle scelte consapevoli dei cittadini verso prodotti che offrano maggiori garanzie per la salute e per il rispetto dell’ambiente.
L’Italia rientra tra i dieci maggiori Paesi produttori di cibo biologico con i suoi quasi 80mila operatori e con circa 2milioni di ettari, che rappresentano oltre il 15% della superficie agricola del nostro paese con Sicilia, Calabria e Puglia che concentrano oltre il 45% delle aziende biologiche italiane.
Il tema dell’agricoltura biologica ha spaccato il mondo agricolo, politico e della ricerca. Cerchiamo di dare un sommario elenco dei temi di dibattito.
Favorire un’agricoltura che non usa prodotti chimici vuol dire limitarne la presenza nell’aria, nelle falde acquifere e nel mare, consente il rispetto della fertilità del suolo e della biodiversità senza trascurare che gli alimenti biologici sono ricchi di antiossidanti, sostanze che neutralizzano i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento cellulare e non solo. Anche la fase di trasformazione degli alimenti biologici è uniformata a questo approccio ecologico e pertanto per i prodotti derivati (come pasta, yogurt, formaggi, vino, birra, eccetera) beneficia di una forte riduzione di additivi, coadiuvanti di lavorazione e sostanze sintetizzate chimicamente.
Leggi europee e nazionali regolamentano l’agricoltura biologica per assicurare che tutti gli operatori della filiera rispettino le normative. Inoltre, sull’etichetta del prodotto certificato, deve comparire il nome dell’organo controllore oltre al logo biologico dell’Unione Europea.
L’altro lato della medaglia è che la resa dell’agricoltura biologica in quintali per ettaro è decisamente più bassa e questo significa che, se si convertisse l’intera agricoltura mondiale al biologico, occorrerebbe trovare altre superfici coltivabili che oggi non esistono e per crearle bisognerebbe devastare ancor più foreste e praterie naturali. Questa minor resa determina anche che il prezzo finale dei prodotti sia più elevato di circa il 30/50%.
I cibi biologici sono oggi presenti sugli scaffali di tutti i supermercati e sulle tavole di molti italiani: un mercato che cresce del 10-15% all’anno. Li ritengono più sani, più buoni, più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Ma, come abbiamo già detto, con il tallone d’Achille della poca produzione: e se si parlasse un po’ di più dello spreco alimentare?
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