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HomeAttualitàAgricoltori, la cooperazione sulle proteste: «Il settore primario è in emergenza»

Agricoltori, la cooperazione sulle proteste: «Il settore primario è in emergenza»

La Giunta del Dipartimento agricoltura dell'Associazione generale cooperative italiane, Agci Agrital, ha approvato un articolato documento

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Si susseguono le prese di posizione sulle proteste degli agricoltori che sono esplose in questi giorni. La Giunta del Dipartimento agricoltura dell’Associazione generale cooperative italiane, Agci Agrital, ha approvato un articolato documento con un’analisi approfondita sull’attuale situazione del comparto e diverse proposte concrete. Lo riportiamo punto per punto per un’analisi della posizione del mondo della cooperazione agricola.

La posizione della cooperazione agricola

Le proteste degli agricoltori in tutta Europa pongono l’attività primaria al centro del dibattito ed anche in questo caso la risposta cooperativa risulta essere chiara ed alternativa alle logiche della produttività esasperata.

L’agricoltura cooperativa è da sempre a favore dell’agroecologia quale via maestra per garantire la sostenibilità economica, ambientale e sociale delle attività agricole, la tutela della salute e la sicurezza alimentare ai cittadini, poiché in tal modo si tutelano gli agricoltori e i consumatori, la qualità degli ecosistemi, la biodiversità e i paesaggi rurali.

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Europa agricola

Alessio Ciaccasassi e Giampaolo Buonfiglio di Agci

La transizione ecologica è un beneficio collettivo che gli agricoltori e gli allevatori devono poter perseguire secondo la strategia Farm to Fork, su cui però sussistono criticità applicative.

A tal proposito vediamo come apertura di un confronto il ritiro della proposta di regolamento sui fitofarmaci (SUR), proposto dalla Commissione e già bocciato dal voto dell’aula dell’Europarlamento, in quanto proposta eccessivamente ideologica, che partendo da obiettivi di sostenibilità ambientale pienamente condivisibili, era stata scritta senza un’adeguata valutazione di impatto. A questo proposito il percorso delineato di riproporre la norma accompagnandola ad un’etichettatura premium, ad esempio in collaborazione con i rivenditori e i trasformatori, alimenta perplessità dei produttori su come si intenda convincere i trasformatori a pagare di più materie prime politically correct come grano e pomodori da industria (ritenendo che come al solito saranno i produttori a rimetterci!).

Ben altro discorso sarebbe affrontare con quanto suggerito dalla FAO con l’integrazione delle risorse genetiche nei piani di adattamento al cambiamento climatico al fine di garantire la sicurezza alimentare, il rafforzamento della conservazione della diversità genetica nelle aziende agricole e nei campi anche attraverso il mantenimento di banche genetiche. Tutto ciò porterebbe in primo piano la ricchezza di tradizioni che l’agricoltura italiana vanta, anche per renderla indipendente dalle grandi multinazionali del seme.

Siamo consapevoli che per queste misure bisognerà attendere il 2025 con l’insediamento della nuova Commissione e Parlamento Europeo, risultando oggi perfettamente inutile chiedere immediate e radicali revisioni della PAC con modi e tempi incompatibili con le procedure comunitarie. Possiamo però riaffermare sin da ora che Il futuro dell’agricoltura va di pari passo con quello ambientale e che il difendersi dal cambiamento climatico con diminuzione dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari è un cammino che va promosso, ma con tempi idonei a renderlo praticabile, fornendo alternative concrete agli agricoltori che consentano di non perdere produttività. La competitività delle aziende agricole italiane va infatti salvaguardata mantenendo elevati i livelli produttivi in una fase in cui le incertezze sulle rese determinate dai cambiamenti climatici non consentono di arretrare e ridurre la SAU neanche del 4% su cui chiediamo di derogare rispetto a quanto stabilito dalla PAC (BCAA8).

Un altro grande tema che attende la nuova Commissione ed il nuovo Consiglio è quello della reciprocità negli accordi commerciali. Senza impegni reciproci sull’ambiente con i partner commerciali tradizionali (Cina, Brasile, Stati d’Uniti e Nord Africa) il Green Deal europeo rischia di trasformarsi in una tragedia per agricoltori e consumatori europei con drastiche diminuzioni delle produzioni, aumento di prezzi al consumo un aumento dell’import di prodotti agricoli proprio dalle zone che più incidono sulle emissioni globali, senza dimenticare che ciò riguarda prodotti e mezzi di produzione con dumping sociale ed ambientale che l’Europa dovrebbe combattere.

I problemi in Italia

L’agricoltura italiana ha investito negli anni in termini di qualità delle produzioni sia come qualità dei prodotti che come qualità ambientale delle produzioni, in buona sostanza gli agricoltori producono cose buone in modo sostenibile.

Il vero problema in questo momento è il prezzo dei prodotti sul campo che continua ad essere troppo basso con un utile completamente all’interno del segmento commerciale, in Italia a fronte di una produzione di qualità assolutamente elevata sia per salubrità che per prodotti gli agricoltori ottengono tra il 5 e il 15% del costo del prodotto finale. E’ un problema complesso non nuovo che riguarda l’organizzazione delle filiere, difficilmente risolvibile ope legis

Oggi riteniamo che l’unica politica che possiamo proporre se non pretendere è di un controllo sui prezzi sul campo al fine di sostenere e valorizzare le produzioni italiane ed in particolare quelle cooperative che sommano a quanto detto un valore intrinseco di mutualità laddove i soci mettono insieme il lavoro in una organizzazione orizzontale che vede gli agricoltori protagonisti.

In buona sostanza siamo a chiedere che il Ministro dia seguito a tante affermazioni di principio di tutela delle produzioni agricole italiane aprendo un tavolo, che veda la partecipazione delle Associazioni cooperative, per definire il prezzo minimo sul campo dei prodotti.

L’impianto normativo esistente, contenuto nel Decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, prevede il divieto di pratiche commerciali sleali ed in particolare delle vendite sottocosto, utilizzando il prezzo calcolato sulla base dell’andamento dei prezzi dei fattori di produzione impiegati in agricoltura rilevati dall’ISMEA.

Oggi abbiamo la necessità di rendere più efficace la legge 198/2021 attraverso la creazione di un tavolo permanente presso il Ministero che serva a condividere l’elaborazione dei prezzi medi alla produzione con organizzazioni professionali e datoriali maggiormente rappresentative a livello nazionale, tenendo sempre presente l’equilibrio di mercato e individuando come varia il benessere sociale.

Al contempo la repressione delle pratiche commerciali sleali è demandata al Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari del MASAF, ma risulta evidente la necessità di rendere maggiormente efficace l’azione di tale ente che finora non ha svolto alcun ruolo in merito. Basti pensare che questa attività non è nemmeno riportata tra le competenze descritte sul sito MASAF.

Va da sé che la sola esposizione di un prezzo al consumo con la sua composizione in termini di componenti darebbe al consumatore possibilità di scelta tra prodotti anche sulla base della equità sociale.

Tutto ciò possiamo riassumerlo nell’introduzione di prezzi garantiti per i prodotti agricoli italiani, la definizione di prezzi minimi d’ingresso nel territorio nazionale, il sostegno economico alla transizione agro-ecologica.

Fintanto che il Decreto Legislativo non avrà avuto effetti concreti a tutela della redditività delle produzioni agricole si rendono necessari e urgenti interventi di sostegno alle imprese come ad esempio la detassazione e il mantenimento e l’incremento delle agevolazioni sul gasolio.

Stato di emergenza

Sulla base di quanto esposto riteniamo occorra con urgenza:

  1. Una profonda riflessione in merito agli appuntamenti con i nuovi organismi europei (Commissione, Consiglio e Parlamento) per attivare una revisione completa della politica agricola europea ridimensionando l’estremismo ambientalista che va a discapito della produzione agricola e dei consumatori anche convocando gli Stati Generali dell’Agricoltura, pensando ad una nuova riforma agraria italiana in un quadro di compatibilità europea.
  2. imporre la reciprocità negli accordi commerciali per evitare un aumento dell’import di prodotti agricoli proprio dalle zone che più incidono sulle emissioni globali e dove non sono in vigore gli stessi regolamenti produttivi e sanitari.
  3. Rendere efficace la legge 198/2021 attraverso la creazione di un tavolo permanente presso il Ministero che serva a condividere l’elaborazione dei prezzi medi alla produzione con organizzazioni professionali e datoriali maggiormente rappresentative a livello nazionale, tenendo sempre presente l’equilibrio di mercato e individuando come varia il benessere sociale.
  4. Attuare una detassazione in agricoltura con un regime fiscale adeguato al mondo agricolo, viste le criticità economiche causate dall’aumento esponenziale dei costi di produzione e dalla flessione dei mercati dei prodotti agricoli.
  5. Incrementare il sistema del gasolio agricolo agevolato.
  6. Contenere la fauna selvatica e compensazione in tempi brevi dei danni diretti ed indiretti da essa provocati.

Alla luce della gravità della situazione riteniamo necessaria la dichiarazione dello stato di emergenza di tutto il settore primario, con attivazione degli strumenti agevolativi di sostegno del settore.

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