La storia siamo noi, recita una nota canzone. La storia vera la facciano noi, gente comune che ogni giorno studia, lavora, fatica per portare avanti la famiglia. Quella storia, quelle storie di quotidianità, che costruiscono ogni giorno l’ossatura su cui si poggia il nostro vivere civile, Brunetto Fantauzzi le ha raccontate per tutta la sua vita professionale di cronista di razza con la stessa attenzione e la stessa passione con cui ha raccontato vita e vicende personali di vip e politici di primo piano. Il cuore che Brunetto ha messo nei suoi racconti si è fermato oggi per sempre. Con un commovente post sui social ne ha dato l’annuncio la figlia Lorena, che del papà ha seguito gli insegnamenti fino a divenire anch’ella giornalista.
Pungente e salace quanto basta con i “grandi”, attento e profondo con le vicende della gente comune. L’esperienza con i quotidiani nazionali l’ha tradotta in quel suo prodotto editoriale, il mensile “Castelli”, che ha rappresentato una pietra miliare nella storia dell’informazione locale nei Castelli Romani e un punto di riferimento per noi giovani cronisti alle prime armi negli anni Ottanta, esempio e scuola di giornalismo e di attenzione per il proprio territorio.
Se eri un politico o un personaggio pubblico, potevi esserne fiero o indispettito, di quel modo a tinte forti di Brunetto di dipingere i volti noti, senza mezzi termini. Ma non potevi fare a meno di farci i conti. “Castelli” era un appuntamento atteso per avere una finestra sui fatti, in quei tempi in cui potevi anche essere un politico di grido, ma dovevi passare sotto la lente di ingrandimento della stampa libera e indipendente, come la ben rappresentava Brunetto; non come oggi, tempi in cui sono i tweet dei politici a dettare l’agenda e i temi dell’informazione.
Ma dei volti noti, Brunetto sapeva cogliere dietro le quinte del palcoscenico della vita pubblica anche gli aspetti più nascosti, più fragili, che ne facevano apprezzare agli occhi dell’opinione pubblica gli aspetti più umani. Frutto della sua capacità di osservazione e dell’esperienza maturata da Brunetto nel suo lavoro per le redazioni di quotidiani e tv nazionali.
Dal suo studio di Marino si sono accesi i riflettori, con reportage e inchieste, su personaggi e vicende che sono poi arrivati alla ribalta delle cronache nazionali. Ma i suoi personali riflettori Brunetto ha saputo puntarli anche sulla gente comune, raccontandone aspettative e sofferenze, vittorie e sconfitte, con la stessa attenzione e lo stesso rispetto che si rivolge abitualmente a un volto noto.
Un percorso professionale nato quindi dalle grandi testate nazionali che Brunetto, nella sua seconda e lunga vita di direttore, editore e scrittore, ha tradotto con “Castelli” e con tutte le altre sue pubblicazioni in un nuovo modo di valorizzare le cronache locali, fino ad allora ritenute a torto la Cenerentola del giornalismo. Dopo il “tocco” professionale di Brunetto, ai Castelli Romani la cronaca locale non è stata più la stessa: da lui noi giovani cronisti di allora abbiamo imparato dignità e responsabilità che ci hanno aiutato a volare.
Il nostro volo da oggi continuerà da soli. Ed è una certezza che stringe il cuore, preso tra la nostalgia e la riconoscenza. Il suo volo dalla cronaca alla storia Brunetto lo inizierà domani alle 15, nella cappella del cimitero della sua Marino, dove gli sarà dato l’ultimo saluto.
L’abbraccio forte e commosso nostro personale e di tutta la redazione di Metropoli.Online va alla sua adorata figlia Lorena che, oltre all’orgoglio di tanta eredità professionale e umana, da domani potrà avere la certezza che, da qualche parte, ora il suo papà e la sua mamma potranno sorriderle, di nuovo insieme.