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Covid, a Viterbo unità speciali della Asl

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Un sistema di unità speciali per rafforzare, sul territorio, l’assistenza ai malati Covid, che superi per capillarità e funzioni anche le Uscar, ovvero le Unità speciali di assistenza in continuità regionale messe in campo dalla Regione Lazio. Sono le UsCovid, create ad hoc dall’Asl di Viterbo per intervenire nella gestione del paziente affetto da Covid-19 a domicilio.

A spiegare la funzione delle UsCovid è Daniela Donetti, direttrice generale dell’azienda sanitaria viterbese, intervistata dalla Dire: «Le abbiamo costituite al principio della seconda ondata, in ottobre, quando anche la nostra provincia e’ stata colpita significativamente dal Coronavirus. Già ai primi giorni di ottobre avevamo capito che la circolazione del virus andava affrontata con un potenziamento immediato del servizio domiciliare sul territorio e lo abbiamo fatto con queste squadre, composte da medici e infermieri che gestiscono i pazienti a domicilio anche con supporto telefonico, evitando l’ingresso in ospedale, quando non necessario. Ad oggi – prosegue Donetti – abbiamo risposto a più di 1000 chiamate, di queste il 30% sono state gestite con supporto solo telefonico, il 60% con intervento a domicilio. Al fine di potenziare la presa in carico del paziente con patologia più importante, abbiamo attivato una forte integrazione con la rete ospedaliera: tutta l’attività di diagnostica con Tac è stata gestita in sinergia tra UsCovid e ospedale di Belcolle. Grazie a queste squadre, non abbiamo avuto una grande pressione sull’ospedale, solo il 5% dei pazienti ha dovuto fare ricorso all’ospedalizzazione, riducendo così gli ingressi al pronto soccorso».

Uno degli aspetti che Donetti sottolinea è anche il dimensionamento di queste unità speciali, un’azione calibrata in funzione delle necessità del territorio: «In una logica di flessibilità organizzativa siamo partiti con una, due, tre unità e poi abbiamo ampliato il numero delle squadre in relazione alle domanda di assistenza che cresceva. I medici e gli infermieri di UsCovid hanno lavorato a stretto contatto con la medicina generale e con i team operativi del Coronavirus che si occupano del contact tracing».
Un’azione quindi in rete che ha seguito un flusso ben preciso, innescato dalla segnalazione del paziente da parte del medico di base, per passare all’intervento del team UsCovid e poi ricadere sull’attività di contact tracing condotta dai team operativi del Coronavirus.

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«È stata una rete di prossimità – spiega Donetti – che ha ribadito quanto sia importante lavorare sul territorio: la medicina generale è stata ed è capillare sul territorio, i medici di base hanno bisogno di noi e noi abbiamo bisogno di loro per gestire e curare i pazienti. La medicina del territorio, con rete capillare che interviene nell’immediato, si è dimostrata anche qui sul territorio viterbese un argine anche per ricoveri ospedalieri inappropriati. Al tempo stesso questa strada ci indica che dobbiamo e possiamo ancora rafforzare la medicina del territorio, le UsCovid come le Uscar sono state un’intuizione felice. Questa esperienza la ripeteremo anche per altri tipologie di assistenza domiciliare, così come stiamo già utilizzando le UsCovid per fare i vaccini a casa dei cittadini».

Il referente unita’ speciali Asl Viterbo agli “Angeli” contro il virus: «Voi permettete di evitare ospedalizzazioni e intasamento in pronto soccorso»

«Li chiamo i miei Covid’s Angels. Entrano nelle case di pazienti impauriti e prestano subito assistenza e continuano a seguirli nel tempo». Così Roberto Monarca, medico e referente dei team UsCovid creati dalla Asl di Viterbo e operativi da ottobre per l’assistenza domiciliare dei pazienti colpiti dal Coronavirus.

Dottor Monarca, molti di questi ragazzi sono alla loro prima esperienza, come sta andando?

«Sono molto determinati e preparati, sono i miei Covid’s Angels perché visitano in modo tempestivo i pazienti, entrando nelle loro abitazioni su chiamata, e li rassicurano. Ricordiamo che molti di questi pazienti hanno paura di un peggioramento repentino della malattia e di finire in ospedale senza poter rivedere i propri cari, hanno paura di morire. Il lavoro del team non finisce qui: danno ai pazienti anche dei saturimetri con cui continuiamo a monitorarli a distanza, per intervenire a domicilio nel caso di un aggravamento. Di oltre 1.200 interventi fatti, poco meno del 4% dei casi hanno richiesto una ospedalizzazione, quindi riusciamo a mantenere i pazienti al proprio domicilio, senza intasamento del pronto soccorso e con un’assistenza adeguata”. 

Gli “angeli” della Asl Viterbo: prossimità e tempestività cure; «Molte persone si sentono abbandonate e temono decorso malattia»

Prossimità e tempestività: queste sono le parole chiave con cui operano i giovani medici e infermieri che fanno parte del team UsCovid messo in campo dall’Asl di Viterbo per far fronte all’assistenza domiciliare dei pazienti affetti dalla Covid-19. «Ci occupavamo di fare tamponi e sierologici con le unità speciali Uscar della Regione Lazio. Con l’UsCovid, invece, ci occupiamo dell’aspetto domiciliare dell’assistenza al paziente, non solo dal punto di vista sanitario ma anche di supporto personale, anche perché sono persone che si sentono malate e abbandonate, senza l’assistenza del proprio medico in casa, come prevede la normativa», spiega Simone Meschini, medico che fa parte della squadra UsCovid.

«La prontezza è la prima cosa: appena arriva la richiesta andiamo subito a domicilio – racconta Francesca Petti, infermiera nel team UsCovid -. In questo modo rassicuriamo subito il paziente e verifichiamo l’assistenza sanitaria da prestare. Torniamo anche a domicilio se serve, riuscendo così ad evitare che la persona si rechi in ospedale perché spaventata dal decorso della malattia».

(Testo e foto Agenzia DIRE)

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