Un faro acceso sull’infezione batterica che ogni anno porta a decesso il 10% di pazienti colpiti, nonostante cure adeguate. L’evento phygital (termine in voga oggi per indicare l’uso della tecnologia per costruire un ponte tra mondo fisico e digitale) “Pre-occupiamoci della meningite nel Lazio”, trasmesso in streaming sui profili Facebook e Youtube e sul sito di AdnKronos, promotore dell’iniziativa con il supporto non condizionante di GlaxoSmithKline, ha fatto il punto sulla diffusione della malattia e sulle strategie di prevenzione.
All’incontro, moderato da Federico Luperi, direttore innovazione e nuovi media di Adnkronos, hanno preso parte: Elena Bozzola, pediatra all’ospedale Bambino Gesù, Roberto Ieraci, infettivologo e vaccinologo, membro del gruppo “Strategie vaccinali” della Regione Lazio, Donatella Morano, pediatra di famiglia, Maria Teresa Sinopoli, responsabile del servizio vaccinale della Asl Roma 4, e Amelia Vitiello, presidente del comitato “Liberi dalla meningite”.
«La meningite meningococcica – ha chiarito Bozzola – è un’infiammazione delle meningi, le membrane che rivestono cervello e il midollo spinale. È una patologia rara, ma molto grave perché nel giro di poche ore, anche meno di 24 ore, può portare a morte nonostante adeguati trattamenti. Il 10% dei pazienti muore. Nel 10-20% dei sopravvissuti ci sono sequele a livello del sistema nervoso, ritardi in tappe motorie, ipoacusia, cecità, danni fisici, paralisi, cicatrici che restano, come segno indelebile, sulla cute del bambino».
«Il Lazio è la seconda regione che ha segnalato più casi di malattia invasiva meningococcica tra tutte le regioni italiane negli ultimi anni: per questo è importante prevenire la patologia con la vaccinazione», ha ricordato la pediatra, che ha aggiunto: «Il ceppo B è pericoloso nei bambini perché è il più frequente in Italia e soprattutto nel Lazio. I dati dell’Istituto superiore di sanità mostrano che, nei bambini, rappresenta l’88% delle infezioni, contro il 60% della media italiana. È quindi importante la vaccinazione contro il ceppo B, ma anche contro i ceppi ACWY, il quadrivalente, perché C, W e Y sono sierotipi comunque presenti nella realtà italiana ed europea».
«Il vaccino antimeningococcico ACWY è gratuito da un anno di vita fino a 18 anni e 364 giorni, mentre i per i bimbi dai 3 mesi ai 4 anni e poi dagli 11 anni c’è l’offerta gratuita contro il meningococco B – ha evidenziato Sinopoli -. I giovani neomaggiorenni per 364 giorni possono scegliere autonomamente di puntare sulla propria prevenzione. A questi target si affiancano le persone con patologie croniche e anche i loro conviventi. Dobbiamo far crescere la cultura vaccinale e portare avanti un’azione comune tra i medici in chiave preventiva».
«Nel Lazio, che ha un calendario vaccinale all’avanguardia – ha sottolineato Ieraci -, mentre la vaccinazione anti meningite ACWY è gratuita da un anno di vita fino a 18 anni e 364 giorni, la vaccinazione contro il meningococco B è gratuita da 3 mesi a 4 anni e da 11-12 anni fino a 18 anni e 364 giorni. Sarebbe importantissimo proteggere offrendo il vaccino anti-meningococco B in forma attiva e gratuita anche tra 5 ed 11 anni, ponendo la Regione Lazio al top della innovazione vaccinale. Occorre facilitare l’accesso alla vaccinazione, utilizzando i sistemi di promemoria e la possibilità di prenotazione attraverso la piattaforma regionale come già fatto ottimamente per la vaccinazione Covid».
«Ed ancora – ha aggiunto Ieraci – si sottolinea l’importanza della co-somministrazione dei vaccini nella stessa seduta vaccinale in tutte le fasce di età e per quanto riguarda il vaccino contro il meningococco B. Come per tutti i vaccini, si rimarca di rispettare la tempistica del calendario nazionale di prevenzione vaccinale: rinviare il vaccino contro la meningite rappresenta un rischio».
Il dialogo tra pediatra, medici di medicina generale, igienisti, centri vaccinali, specialisti è la chiave per dare ai cittadini le informazioni tali che portano a un consenso informato e consapevole. «I pediatri – ha aggiunto la pediatra di famiglia Morano – sono capillari sul territorio e danno informazioni fondamentali per la cultura della prevenzione. Una domanda che i genitori mi fanno sempre riguarda la differenza tra vaccini obbligatori e raccomandati: io cerco di chiarire che in realtà tutti sono necessari. La differenza esiste solo nell’ambito scolastico, ma tutti i vaccini che sono nei Lea (Livelli essenziali di assistenza, ndr) sono in offerta attiva e gratuita. Tutti hanno la loro importanza. La meningococcica non è nelle obbligatorie semplicemente perché la meningite è rara».
i Lea sono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale, ovvero le tasse.
Se la meningite batterica è una patologia rara, che non porta grandi focolai epidemici, comporta però una grande pericolosità, ha evidenziato Morano: «Ha un esordio subdolo. I sintomi sono molto sfumati e la gravità avviene in breve tempo: si parla di fulminante perché non c’è tempo per la diagnosi e, anche facendola, non si ha tempo di intervenire o non si sanno gli esiti a distanza: Pensiamo anche in termini di costi: il vaccino è la scelta più economica rispetto al ricovero. Inoltre, è significativo l’esempio del Regno Unito, dove la vaccinazione antimeningococcica B, introdotta nel 2015, ha raggiunto in breve tempo una copertura di circa il 90% con una riduzione del 50% della malattia meningococcica nei bambini vaccinabili, non solo nei vaccinati, quindi con una ricaduta molto positiva sulla comunità da proteggere».
L’innovazione tecnologica, con lo sviluppo delle funzionalità dell’anagrafe vaccinale, che consenta la fruizione a tutti gli specialisti, è una delle grandi lezioni apprese dal Covid. «Ci stiamo informatizzando sempre di più – ha chiarito Sinopoli – e abbiamo dato accesso garantito ai bimbi al di sotto dei due anni grazie a giornate ad accesso libero per favorire il completamento dei cicli vaccinali. Si devono ampliare gli orari dei centri, dedicare agli adolescenti ad esempio il pomeriggio e il sabato».
«La prevenzione vaccinale non sia la cenerentola del sistema sanitario; le vaccinazioni sono strategiche ed essenziali; nessuna distinzione tra obbligatorie e raccomandate: sono tutte importantissime e tutte quelle previste dai Lea offerte in forma attiva e gratuita – ha ripreso Ieraci -. La gente ha diritto di vaccinarsi ed a proteggersi contro malattie temibili prevedibili con vaccini efficaci come indicato dal nostro bellissimo piano di Prevenzione vaccinale».
A monte, conta che «gli operatori sanitari parlino tutti la stessa lingua, spieghino con chiarezza la pericolosità di questa malattia per smentire fake news dannose – ha sottolineato Sinopoli -. Molte persone, adolescenti e adulte, credono oggi che aver chiuso con la prevenzione una volta completato il ciclo contro il Covid. E invece si deve lavorare come si è fatto per la protezione dei più piccoli. Parlarne, informare, spiegare che non si prende la meningite vaccinandosi. Se non lo facciamo come operatori sanitari, allora diamo spazio solo alla disinformazione».
«La corretta informazione è la cosa più importante. Specie per raggiungere gli esitanti, ai quali manca spesso quel dato in più per affrontare i propri timori – ha sottolineato Vitiello, che nel 2007 fondò insieme ad altri genitori il comitato “Liberi dalla meningite”, dopo aver perso la prima figlia di 18 mesi -. Quando racconto la mia storia a un’altra mamma o papà dico che oggi non ci penserei due volte. Il comitato è nato nel 2007 per evitare ad altri genitori di passare il nostro calvario e per dare informazioni di prevenzione alle famiglie. D’altronde c’è ancora confusione tra vaccini obbligatori e raccomandati, ritenendo questi ultimi non indispensabili dato che parliamo di incidenza rara della malattia. Ma non conta tanto il numero dei casi, quanto la loro gravità e l’incidenza sulla qualità della vita in caso di sopravvivenza. Anche per questo, chiedo che si tenga conto delle famiglie, magari monoreddito e con più figli di età tra i 4 e gli 11 anni. La mancanza di gratuità in questa fascia è un problema che può spingere a rimandare, assumendosi un rischio troppo grande. Vaccinarsi è un diritto-dovere per chi si protegge e per le fasce più fragili, poiché si aumenta l’immunità collettiva. Vaccinarsi è un atto per sé e per gli altri. Quindi i genitori scelgano la vita e l’opportunità che dà questo strumento di prevenzione».