I “piatti dei giorno”? Cocaina, hashish e marijuana. Queste le “specialità” che, secondo i risultati delle indagini dei carabinieri, avrebbero offerto a vari “clienti” dei Castelli Romani, alcuni anche minorenni, cinque persone che avrebbero scelto come base logistica di spaccio un ristorante della zona. Secondo gli investigatori i cinque, arrestati questa mattina in vari comuni della provincia di Roma, si sarebbero dedicati alla produzione e allo spaccio di dosi di droga, per acquistare la quale in un caso sarebbe stato usato il reddito di cittadinanza. Per questo sono accusati anche di truffa aggravata ai danni dello Stato.
Per gestire la loro attività, gli arrestati si sarebbero avvalsi della complicità di altre persone, fra le quali anche un carabiniere in servizio e uno in pensione: secondo gli investigatori, i due militari avrebbero informato uno degli indagati circa l’esistenza del procedimento penale a suo carico. I due sono stati denunciati dai loro stessi colleghi. I carabinieri della Compagnia di Castel Gandolfo hanno denunciato in stato di libertà, insieme ai due, anche altre sei persone, sospettate di aver favorito l’attività dei cinque finiti in carcere, accusati di detenzione, spaccio e coltivazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.
I militari di Castel Gandolfo, comandati dal capitano Davide Acquaviva, hanno condotto l’operazione in esecuzione di un’ordinanza del Gip del Tribunale di Velletri, su richiesta della Procura della Repubblica veliterna. Le cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite fin dalle prime ore della mattinata con il supporto di un velivolo del Nucleo elicotteri di Pratica di Mare e di unità cinofile.
Le indagini dei carabinieri hanno portato all’accusa, a carico delle persone oggetto dei provvedimenti del Gip, di aver costituito un sodalizio, attivo nel comprensorio dei Castelli Romani, dedito alla produzione e allo spaccio di droga. Secondo le ipotesi degli investigatori, gli indagati in alcuni casi avrebbero consegnato dosi di stupefacente direttamente al domicilio degli acquirenti, nascondendole nelle cassette postali, sotto gli zerbini, in alcuni vasi e in altri luoghi appartati, per un volume di affari stimato in circa 60mila euro al mese. I militari, nel corso delle indagini, hanno sottoposto a sequestro 7,2 chili di droghe di vario tipo.
Sulla base dei riscontri da loro effettuati, i carabinieri sostengono che uno degli acquirenti della droga, per pagarla, avrebbe consegnato ad uno dei sospetti spacciatori la propria carta contenente il credito del reddito di cittadinanza. Da controlli effettuati sulla carta risulterebbe che, nel periodo di svolgimento delle investigazioni, sarebbe stata utilizzata per effettuare spese personali per un ammontare complessivo di circa ottomila euro.