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Pace: una via migliore dello sperare che l’agonia ucraina porti Putin nel pantano

La convinzione di solo assistere alla guerra per fiaccare alla lunga il leader russo è cinica e inutile: l'unica via è politico/diplomatica

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Proviamo a essere pragmatici. Esistono due (in realtà almeno quattro) mondi diversi “condannati” a convivere… o a distruggersi reciprocamente. Attualmente questi due mondi (in realtà i due mondi militarmente più potenti) stanno attraversando una crisi di rapporti grave quanto mai prima. Alla base di questa crisi esiste una lunga serie di errori e responsabilità reciproche ma, qualsiasi sia la situazione attuale, una soluzione può essere trovata soltanto guardando al futuro: al superamento della crisi e al suo “dopo”.

Le strade per il superamento della crisi sono due: a) quella militare; b) quella politica… prima ancora che diplomatica. Seguendo la strada militare il problema del “dopo” forse non si pone nemmeno; la strada politico/diplomatica è invece quella che dovrebbe avere al centro delle proprie preoccupazioni la costruzione di un “dopo” se non proprio pacifico e sereno almeno vivibile e sostenibile nel tempo.

A questo punto – secondo me – le alternative sono due: o dare ascolto ai vari “Pietro l’Eremita” che al grido di “Dio lo vuole” incitano alla Crociata, ma allora bisogna essere anche pronti a scendere in campo e affrontare una guerra nucleare con la Russia ben sapendo che “o la va o la spacca”; oppure si decide una buona volta di raccogliersi intorno a un tavolo, russi, americani, europei e cinesi (e magari anche indiani, coreani, africani e brasiliani), mettere sul tappeto tutte le possibili controversie e le possibili alleanze e/o opportunità di collaborazione… e decidere “cosa vogliamo fare da grandi”.

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Continuare a prendersi a pesci in faccia, insultarsi, minacciarsi, riarmarsi, spararsi, ammazzarsi e soprattutto lasciare che a combattere a tempo indeterminato siano solo gli ucraini contro un esercito sì un po’ imbranato, e fatto di ventenni ignari mandati anch’essi crudelmente a morire, ma comunque troppo forte per essere sconfitto sul campo, il tutto nella convinzione che più a lungo durerà l’agonia ucraina più indebolito ne uscirà Putin, senza però tener conto del fatto che egli è armato di tante testate nucleari sufficienti a distruggere il pianeta non si sa quante volte, non solo è quanto di più cinico si possa immaginare ma è anche inutile e da vigliacchi.

Oppure pensiamo che sia davvero questo il modo migliore per portare la Russia al tavolo dei negoziati e costruire tutti insieme una pace condivisa e duratura?

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Achille Nobiloni
Achille Nobiloni
Nato a Frascati (Roma) nel 1952. Giornalista pubblicista. Dieci anni corrispondente del Messaggero dalla provincia; quindici anni redattore dell'agenzia Staffetta Quotidiana Petrolifera, venti anni dirigente d'azienda in Agip Petroli e in Eni nella direzione Relazioni Esterne e Rapporti Istituzionali. Attualmente in pensione, appassionato di storia locale e arte.
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