La Balenottera Azzurra è l’animale più grande del pianeta: può raggiungere 30 metri di lunghezza e 160 tonnellate di peso. Le balene hanno un corpo simile a quello dei pesci, tuttavia sono mammiferi a tutti gli effetti: respirano con i polmoni e hanno ghiandole mammarie con cui allattano i piccoli. Le balene vengono cacciate da secoli per la loro carne e per l’olio, ma è del 1986 la legge dell’IWC (International Whaling Commission) che vieta la caccia commerciale per poter permettere un ripopolamento dei mari. Si è riusciti a scongiurare l’estinzione di questi splendidi animali, ma il dibattito continua e gli scontri tra animalisti e baleniere in azione sono piuttosto frequenti e non privi di incidenti.
Oggi, solo Giappone, Norvegia e Islanda continuano a cacciare le balene di grandi dimensioni. Il Giappone ha ignorato per anni il divieto con il pretesto della ricerca scientifica, la Norvegia è dal 1993 che ha ripreso la caccia commerciale sovvenzionata dal governo che incoraggia il consumo di carne, l’Islanda parla apertamente degli scopi a fini commerciali ed è decisa ad andare avanti per la sua strada.
La decisione di questi governi di continuare a uccidere le balene è moralmente inaccettabile oltre che economicamente non remunerativa: il commercio della carne di balena è in piena crisi e gli operatori dell’industria del turismo asseriscono che le balene valgono più vive che morte.
E tutto questo accade oggi, anche dopo che si è scoperto che le balene e tutto il loro ecosistema sarebbero in grado di assorbire anidride carbonica come 4 foreste amazzoniche: il 40% di tutta l’anidride carbonica prodotta nel mondo, 37 miliardi di tonnellate, un lavoro pari a quello svolto da 1700 miliardi di alberi, l’equivalente di quattro Amazzonie.
Nei suoi 60 anni di vita media, il più grande animale del mondo assorbe in media 33 tonnellate di CO2. Salendo in superficie e scendendo in profondità i cetacei portano in superficie minerali fermi in profondità attraverso il loro movimento verticale e li muovono nei mari attraverso la loro migrazione negli oceani. Questi minerali sono cruciali per lo sviluppo del fitoplancton (la componente vegetale del plancton) che è alla base della catena alimentare nel mondo acquatico ed è molto efficiente nel risucchiare la CO2.
Va anche considerato che il fitoplancton è responsabile del 50% dell’emissione di ossigeno di tutti i vegetali dell’intero pianeta. Altra caratteristica osservata delle balene è che le loro feci rilasciano enormi quantità di ferro e azoto, favorendo la crescita del fitoplancton: sono le enormi concentrazioni di questi organismi la più importante catena naturale di smaltimento della CO2.
Attualmente la popolazione di balene ammonta a circa 1,3 milioni di esemplari. Se si riuscisse ad aumentare la popolazione di cetacei, aumenterebbe significativamente il volume di fitoplancton negli oceani e, di conseguenza, la quantità di carbonio catturato ogni anno. Anche un aumento dell’1% del fitoplancton implicherebbe assorbire centinaia di milioni di tonnellate di CO2.
Molte soluzioni proposte per ridurre il riscaldamento globale, come catturare il carbonio direttamente dall’aria e seppellirlo in profondità nella terra, sono complesse, non testate e costose. La salvaguardia delle balene non è solo indispensabile per evitare la scomparsa di queste fantastiche creature marine, ma è anche fondamentale nella disperata lotta ai cambiamenti climatici.
È davvero spaventoso e inconcepibile che nazioni tanto moderne e civili, contrariamente a ricerche scientifiche internazionali e leggi globali, continuino a effettuare una caccia insensata così crudele e massacratrice come quella alle balene, soprattutto quando sono ritenute sempre più cruciali per il ruolo che hanno negli ecosistemi oceanici e nella lotta alle emissioni climalteranti.
La formula è: più balene, più plancton, meno effetto serra.
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