L’avventura di una vita: è questo uno degli slogan usati da una delle tante agenzie specializzate nella caccia grossa in tutto il mondo. Se è vero che tutto ha un prezzo, quanto vale la vita di un animale in pericolo di estinzione? Quanti yen, euro o dollari bisogna sborsare per concedersi il privilegio di dare il proprio contributo alla scomparsa di una specie dalla faccia della Terra?
Rinoceronti, ghepardi, elefanti, giaguari, orsi bianchi: la vita di questi animali, sempre più minacciati in natura, non ha un valore inestimabile, come la coscienza ci suggerirebbe. In tutto il mondo un crescente numero di agenzie specializzate in safari di caccia organizzano pacchetti all inclusive in ogni angolo del mondo per abbattere specie a rischio direttamente nei loro territori di origine. E non importa quanto rara e protetta sia: è solo un dettaglio che farà aumentare il costo del pacchetto.
Una spedizione di caccia all’orso polare sui ghiacci del Canada costa intorno ai 30.000 euro, per uccidere un leone maschio adulto ne bastano 18.000, per un ghepardo 3.000, una zebra 1.500, una giraffa 3.500 e così via: un lungo e macabro listino prezzi. Nell’epoca della comunicazione globale, tutti sanno che gli elefanti stanno scomparendo, che gli orsi bianchi e i rinoceronti sono a un passo dall’estinzione, che in Europa stiamo rapidamente perdendo lupi, orsi, linci. Malgrado ciò, tutti questi animali si possono cacciare in maniera legale in disprezzo agli sforzi che si stanno compiendo per salvarli.
Seguendo le orme dei grossi animali selvatici, i cacciatori si avventurano (protetti, serviti e riveriti), si appostano, avvistano e sparano, posando infine per le immancabili foto dei loro trofei: tutto vero, autentico, documentato e postato sui canali social. In queste immancabili immagini emerge tutto il contrasto tra la fierezza dell’animale che giace esanime al suolo e l’ignoranza dell’uomo che ha inutilmente messo fine alla sua vita, vittima di una passione sadica e senza senso.
Una vera galleria degli orrori, in cui arroganti, con il fucile ancora fumante, abbracciano orgogliosi dei cadaveri o sistemano pietre nella bocca per mostrare la minacciosa dentatura, come se aver falciato via tanta bellezza non fosse nulla di più che l’esito di un gioco. I cacciatori di trofei continuano a non fermarsi davanti a niente e nessuno e poco importa se si trovano davanti ad animali in via di estinzione, davanti a cuccioli, a leoni che dormono o orsi in letargo: la prodezza è sparare e orgogliosamente mettere la foto sui canali social.
I più pericolosi killer del pianeta, gli uomini, che uccidono per il piacere di farlo senza essere mai davvero in pericolo, coppie e famiglie che si baciano e congratulano tra loro dopo l’uccisione, l’ossessione per il colpo perfetto, il cinismo con cui scelgono la preda, l’efferata spietatezza con cui si accaniscono su animali inermi: l’atto di uccidere sembra per loro un atto di puro piacere.
Dovremmo fare tutto il possibile per preservare la natura e tutti i suoi esseri e condannare in modo assoluto e spregevole queste pratiche: un trofeo che ammuffirà appeso al muro o una squallida foto da mostrare agli amici non possono essere il testamento di un animale selvaggio che non c’è più.
Povero mondo. Povera natura. Poveri noi.
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