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Offesa al cibo

Mentre sulla Terra il numero di persone colpite dalla fame è in continuo aumento, circa un miliardo di uomini, donne e bambini soffrono di denutrizione, ogni anno vengono sprecate circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo

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Sprecare significa usare, consumare qualcosa malamente o inutilmente, sperperare in modo eccessivo, buttar via, sciupare: ma oggi parliamo di cibo. Lo spreco alimentare ha raggiunto una dimensione spaventosa: un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato. Mentre sulla Terra il numero di persone colpite dalla fame è in continuo aumento, circa un miliardo di uomini, donne e bambini soffrono di denutrizione, ogni anno vengono sprecate circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo.

Nel nord del mondo si produce e si acquista troppo cibo, spesso gettato prima ancora che si deteriori: 280-300 chili pro capite all’anno partendo dai campi, passando attraverso la trasformazione e la distribuzione e per finire nelle nostre cucine. Nel sud del mondo, invece, il cibo si spreca a causa di condizioni climatiche estreme, per mancanza di infrastrutture adeguate, di strumenti per la conservazione e il trasporto.

Ma il cibo si spreca anche per la rivalità di produzione di biocarburanti, di biogas e di grandi quantità di cereali per alimenti zootecnici con gli alimenti per l’uomo. Oltre a essere un problema etico, lo spreco comporta una grande pressione sulle risorse naturali, sulla terra e sul clima. Produrre troppo significa usare più energia e materie prime del necessario. Il consumo di risorse viene amplificato durante la distribuzione, nelle nostre case e infine nella fase di smaltimento dei rifiuti.

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Lo spreco alimentare è responsabile di circa il 5% delle emissioni che causano il riscaldamento globale e del 20% della pressione sulla biodiversità. Il 30% della terra agricola viene usata per produrre cibo che non arriverà mai al consumo e l’impronta idrica (ossia il consumo di acqua dolce necessaria per la produzione) dello spreco alimentare è di circa 250 miliardi di metri cubi.

Un sistema alimentare che genera quantità così enormi di sprechi ma, allo stesso tempo, non è in grado di nutrire tutti gli abitanti del pianeta non è più accettabile: questo consumo in termini ecologici, economici, etici e culturali è insostenibile. Ed è insostenibile continuare su questa strada, stressando sempre più i terreni, che avranno bisogno di sempre maggiore fertilizzazione chimica per non perdere produttività con conseguente aumento di inquinanti: non dobbiamo più accettare che tutto questo avvenga senza mettere in discussione lo spreco su cui l’intero sistema si fonda.

Si spreca in tutte le fasi: lo spreco alimentare in fase di produzione è il 32% del totale. Le cause principali sono la raccolta prematura o tardiva per condizioni climatiche sfavorevoli, scarso raccolto o inadeguate tecniche di lavorazione, mancanza di infrastrutture di trasporto, scarto dei prodotti non conformi agli standard commerciali, danni estetici.

Lo spreco alimentare in fase di stoccaggio è il 23% del totale. Le cause principali sono la mancanza di attrezzature di stoccaggio e raffreddamento adeguati, incidenti durante le fasi di carico e scarico. La restante parte è lo spreco diretto dei consumatori finali tra domestico e ristorazione: il cibo che si trasforma in rifiuti che richiedono ulteriori risorse per essere gestiti.

È necessaria una grande svolta culturale nella gestione del cibo a ogni livello. Noi consumatori, a livello domestico possiamo prevenire gli sprechi alimentari con i nostri comportamenti quotidiani perché aver cura del cibo è un atto di civiltà verso noi stessi, verso gli altri e verso il mondo.

Cosa possiamo fare noi consumatori per non sprecare il cibo?

Possiamo e non poco, con consapevolezza e attenzione: cambiare le nostre abitudini, adottare piccoli gesti e seguire alcuni consigli. La prevenzione dello spreco parte al momento dell’acquisto: si esigono solo tagli pregiati di carne e poche specie di pesce, che sono generalmente le più facili da cucinare. Possiamo pianificare i pasti, scrivere una lista della spesa e non esagerare negli acquisti, evitando di comprare prodotti non necessari o accumulare riserve alimentari.

Possiamo controllare spesso la dispensa e il frigo per avere un quadro chiaro delle riserve. Usando un po’ di fantasia, trovare la giusta ricetta per utilizzare quanto si ha nella propria cucina. Congelare gli avanzi per riutilizzarli. Avere una buona riserva di prodotti secchi da abbinare a quelli freschi che compreremo in quantità minori e con maggior frequenza.

Anche il cibo si compra con gli occhi, ma frutta e verdura un po’ deformi sono assolutamente saporiti e sicuri e mantengono il giusto apporto nutrizionale. Conservare sempre correttamente ogni alimento. Mantenere in ordine il frigo. Importante è imparare a leggere le etichette: circa la metà di quanto finisce nella spazzatura potrebbe ancora essere consumato senza alcun rischio.

Usare la loro forza individuale e collettiva con cui possono apportare grandi cambiamenti alle modalità di coltivazione e produzione del cibo. È il momento di scegliere e possiamo farlo decidendo cosa mettere sulle nostre tavole: un cibo sostenibile è salute per noi e per il pianeta.

Oggi sono tutti buoni, tutti sostenibili, tutti protettori dell’ambiente, tutti lavorano per cambiare e salvare il mondo. Ma arriviamo dritti al problema: a parole sono tutti bravi. Il punto è: se vogliamo davvero un cambiamento, dobbiamo fare attenzione a come utilizziamo le risorse del pianeta, favorendo la biodiversità e la sostenibilità.

Tocca a ognuno di noi scegliere cosa fare!

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Matteo Lai
Matteo Lai
Naturalista, subacqueo, velista ed esperto di educazione ambientale: il mare è la sua passione. Da qualche anno collabora con una società che si occupa di turismo scolastico dove si occupa di educazione ambientale e vela puntando sempre la sua attenzione sui temi della tutela ambientale e della natura. Con la fondazione di One World ha un obiettivo molto semplice: sensibilizzare i cittadini sul valore della tutela ambientale. One World, che ha sede ad Andria (BT), è un’associazione no profit per la tutela ambientale, nata dal desiderio di smuovere la coscienza sociale al fine di radicare nuovi valori ed innescare, così, un circolo virtuoso di comportamenti eco–friendly consapevoli. Tutte le attività che l’associazione One World promuove hanno sempre una valenza educativa finalizzata alla diffusione di una maggiore conoscenza, sensibilizzazione e rispetto dell’ambiente.
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