Antoine de Saint-Exupery, ne “Il piccolo principe”, scriveva: «Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano». La missione di Debora Ballanti, giovane cooperatrice, presidente dell’asilo “Bulli e pupe”, aderente ad Agci Lombardia (Associazione generale cooperative italiane), è proprio accogliere ed accudire i bambini alimentando e valorizzando in loro ciò che di bello e innato possiedono: il dono della curiosità, dello stupore e della meraviglia con cui guardano il mondo.
Parlare lo stesso linguaggio dei bambini, però, non è facile: ci vuole sensibilità e sana leggerezza. Doti, queste, che dimostrano di avere le giovani professioniste che lavorano in questo asilo nido. Approfondiamo meglio con la presidente Ballanti.
Quando nasce l’asilo nido “Bulli e pupe”, cooperativa aderente ad Agci Lombardia?
«La struttura nasce precisamente il 17 giugno del 1994 ed accoglie bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 3 anni. Fino al 2017, anno in cui sono subentrata io insieme ad un’altra socia, l’asilo era gestito da altre colleghe. Il mio attuale ruolo è quello di presidente della cooperativa la cui sede si trova a Varese. Il nostro asilo è un ambiente sereno e rassicurante per i piccoli».
«C’è un ingresso con zona accoglienza, in cui i bambini possono avere armadietti e uno spazio personale dove custodire i propri oggetti. Abbiamo una stanza che permette loro di dormire serenamente. Lo spazio per giocare è ampio, ognuno ha la possibilità di utilizzare vari giochi per liberare e stimolare il movimento, il sistema cognitivo e la fantasia. Vi è una zona pranzo con tavolini e seggioline a misura di bambino. Per i più piccoli abbiamo seggioloni che permettono di poter stare a tavola con i compagni più grandi. Disponiamo di bagni, lavandini a misura e di una zona fasciatoio. La nostra struttura ha una cucina interna, una dispensa adeguata per la conservazione dei cibi e uno spazio esterno in cui, nei giorni di sole, i bambini possono divertirsi e trascorrere il tempo all’aria aperta».
Come mai questo nome?
«Questo nome è stato dato dalla vecchia gestione. A noi piaceva molto, così l’abbiamo mantenuto. Troviamo sia molto carino, simpatico, quasi fiabesco per i bambini».
In quanti ci lavorate?
«Siamo sette socie, più una volontaria. Noi educatrici siamo affiancate da una pedagogista clinica, che segue i bambini nel loro percorso. Infatti, i piccoli che accogliamo sono accompagnati in un cammino di crescita e di sviluppo attraverso attività elaborate appositamente per loro».
Quanti sono gli iscritti?
«Ne abbiamo 17 dopo aver ripreso, pian piano, a settembre con i vari step di inserimento».
Come avete gestito il lavoro con la pandemia?
«Purtroppo è stato difficile perché siamo stati chiusi per un po’ di mesi, secondo le restrizioni causate dal Covid19: da marzo fino a giugno 2020 non abbiamo potuto riaprire, ma questo non ci ha impedito di mantenere il contatto con le famiglie e i bambini, attraverso la Dad. Può immaginare quanto sia stato difficile con loro perché molto piccoli. Incredibilmente ci seguivano anche a distanza! Chi aveva i genitori troppo impegnati, faceva più fatica anche se, devo dire, sono stati generalmente bravissimi».
«Abbiamo continuato a proporre un’attività a settimana, non tutti i giorni. Un tempo limitato ma utile per cercare di rendere meno pesante quel periodo così infausto. Accorciare la distanza che la pandemia ha inevitabilmente provocato in tutti gli ambiti è stato importante per noi ma soprattutto per i bambini. Devo dire che è andata meglio di ogni aspettativa. Alla riapertura ci siamo dovuti adeguare alle norme vigenti e i bambini hanno nuovamente dimostrato una capacità di adattamento straordinaria, forse migliore rispetto agli adulti. Sono stati meravigliosi e comprensivi».
Sul vostro sito c’è una frase bellissima che recita: “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai”. È davvero così per voi?
«Questa celebre frase, probabilmente attribuibile a Confucio, si addice perfettamente a me e a tutte le donne con le quali lavoro. Abbiamo studiato e ci siamo specializzate nell’ambito della pedagogia, spinte dalla passione e dall’entusiasmo che ci permette di lavorare in armonia».
Quali sono i vostri servizi?
«Il nostro nido nasce come un ambiente sociale educativo, ideato per favorire la crescita e la socializzazione attraverso le nostre cure e attenzioni. Promuoviamo lo sviluppo della personalità, garantendo l’ascolto e il rispetto dei bambini nella loro totalità».
«Un altro obiettivo che ci poniamo è l’acquisizione di un giusto livello di autonomia sempre nel rispetto dei ritmi e dei tempi personali dei bambini, organizziamo attività ricreative e di laboratorio. Tra queste la musicoterapia, attività svolta con gli strumenti musicali. Insieme ai bimbi si balla, si canta, si seguono delle canzoncine e loro devono riproporle insieme a noi con gli strumenti musicali. Oltre alla musicoterapia, abbiamo anche il laboratorio di pittura, l’orto, l’inglese e le letture di storie».
Avete anche una mensa?
«La nostra struttura è tenuta a somministrare il pranzo tenendo conto di tutte le norme riguardanti il cibo, pertanto il nostro menù è stato proposto e approvato dall’Asl. L’asilo utilizza un servizio di catering che quotidianamente consegna il cibo per i bambini, considerando le varie e numerose allergie o intolleranze. Teniamo conto di qualsiasi problema alimentare riguardante i piccoli».
Qualche bel ricordo legato ai bambini?
«Ce ne sono tanti, come ad esempio ascoltare le loro parole. È capitato, infatti, che qualcuno abbia pronunciato la prima parola di senso compiuto. Spesso siamo state anche le testimoni dei primi passi; ci arrivano piccolissimi che non sanno camminare, che hanno bisogno di noi e li vedi che pian piano spiccano il volo: per noi ogni volta è una grande e indimenticabile emozione!»
Siete solo donne?
«Siamo tutte donne con età compresa dai 27 ai 40 anni. È un lavoro che richiede “sensibilità materna”. Abbiamo avuto un maschio, uno stagista, che prima del Covid era venuto qui ed è stato comunque bravissimo, adorabile».
Cosa vuol dire cooperare e il rapporto con Agci Lombardia?
«Cooperare vuol dire gestire e portare avanti insieme un progetto, seguendo un unico obiettivo che per noi è il benessere del bambino. Aderiamo con convinzione ad Agci Lombardia perché riceviamo supporto e momenti di confronto».
Progetti per il futuro?
«Spero che la nostra cooperativa cresca sempre di più. È una piccola cooperativa ma siamo molto uniti, stiamo crescendo insieme con progressi tangibili e concreti».
Come concilia il lavoro con la famiglia, problema che le donne devono affrontare quotidianamente?
«Essendo giovane ancora non posso toccare con mano il problema della conciliazione lavoro-famiglia. Non ho ancora famiglia, non ho figli; per ora per me è facile gestire la mia vita. Posso affermare però che lavorando nel sistema della cooperazione si riesce a coniugare meglio il tempo, che è più flessibile, soprattutto per le donne che sono mamme e lavoratrici. In ultimo, voglio evidenziare ancora una volta il ruolo e la collaborazione con la pedagogista. Grazie alla sua esperienza, conoscenza e passione per lo sviluppo dell’infanzia, è in grado di elaborare e progettare percorsi individuali con cui è possibile soddisfare i bisogni dei bambini a livello cognitivo e psicofisico. La sua presenza è utile, inoltre, come consulenza e intervento per ogni difficoltà comportamentale, del linguaggio, motoria, cognitiva e affettiva, anche come sostegno alla genitorialità.
«Per noi è molto importante, perché abbiamo sempre cercato di instaurare un rapporto di fiducia e dialogo coi genitori, i parenti e tutte le persone che ruotano attorno al bambino. Abbiamo, infatti, più volte proposto dei momenti di condivisione e confronto coi genitori e i bambini, cercando delle soluzioni a un eventuale problema o a presunte difficoltà. La cooperazione è essenziale per lavorare con questi bimbi che, in fondo, fanno rivivere in noi il fanciullo, il “Piccolo principe” che, purtroppo, da adulti dimentichiamo di avere».