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Comunità “Joli”: in Val d’Aosta una storia di accoglienza e inclusione sociale

Un originale modello operativo di comunità terapeutica, capace di accogliere e accompagnare il minore per il tempo necessario alla rielaborazione del suo malessere

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Tra le incantevoli montagne valdostane esiste una piccola grande Comunità, denominata “Joli”, nello storico quartiere Dora, zona residenziale alle porte della città di Aosta, pronta ad accogliere minori che presentano problematiche mentali, accompagnandoli in un percorso di riabilitazione e reinserimento nella società, attraverso adeguate metodologie e cure professionali.

Totalmente ristrutturata e adeguata alle esigenze dei ragazzi, originariamente era un hotel del quale porta in memoria il nome, appunto “Joli”, e che adesso si caratterizza per l’elevato livello di prestazioni e servizi, in particolare per il recupero delle abilità sociali e lo sviluppo delle stesse verso una possibile vita più autonoma.

La struttura “Joli” rappresenta un originale modello operativo capace di accogliere e accompagnare il minore per il tempo necessario alla rielaborazione del suo malessere, garantendo la continuità dei progetti attraverso la disponibilità della rimodulazione degli interventi in itinere e l’accoglienza di eventuali istanze da parte delle famiglie. Aderisce ad Agci, l’associazione generale cooperative italiane.

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Parliamone con il dottor Roberto Trapasso, attivo da molti anni nella cooperazione sociale in Valle D’Aosta. Trapasso è uno psicologo che ha fatto del lavoro una missione, uno stile di vita: la cooperazione sociale come accoglienza, sostegno, efficienza ed efficacia dei servizi alla persona.

Come nasce il progetto di una Comunità terapeutica per minori?

«Sono presidente della cooperativa sociale “Le Soleil”, aderente ad Agci Valle D’Aosta. Insieme ad un’altra cooperativa,“Les Aigles”, abbiamo acquisito la struttura, un vecchio hotel. “Les Aigles” ha già nel suo background una serie di altre strutture per disabilità e malati psichici adulti, così abbiamo deciso di progettare una comunità per minori, affetti da disturbi di natura psichiatrica».

Di cosa si occupa la struttura “Joli”?

«Sviluppiamo progetti d’eccellenza nel campo della psichiatria riabilitativa attraverso percorsi personalizzati d’inclusione sociale e reinserimento nella società. Il nostro intervento tende a valorizzare al massimo l’interesse e il coinvolgimento del minore per le diverse attività che gli vengono proposte, in quanto quell’interesse risulta essere spesso l’unico legame che viene stabilito con l’esterno. L’approccio di riferimento del nostro servizio è quello cognitivista-costruttivista: cerchiamo di connotare la situazione come complessa piuttosto che etichettare la persona come “deficitaria” o “grave”; evitiamo un atteggiamento giudicante assumendone uno di curiosità».

Qual è l’organizzazione della struttura?

«L’equipe è composta da diverse figure professionali: direttore sanitario, medici psichiatri, direttore di struttura, responsabile educativo/progettuale, coordinatore di comunità, terapisti della riabilitazione psichiatrica, educatori, operatori socio sanitari ed infermieri. Lo staff della Comunità comprende, inoltre, personale addetto ai servizi generali quali cucina, lavanderia, pulizie e manutenzione».

Quando nasce la società cooperativa “Joli”?

«Siamo stati accreditati la settimana scorsa, manca la delibera regionale. Noi pensiamo di poter partire a metà agosto».

Come arrivano questi ragazzi nella struttura?

«Attraverso la segnalazione dei servizi sociali e anche del tribunale. In molti casi sono giovani con problemi di dipendenze, di abusi, di violenza subita in famiglia».

Lei ricopre il ruolo di presidente di “Joli”?

«Io sono il presidente della cooperativa “Le soleil” mentre il dottor Stefano Gazzola è il Presidente della cooperativa “Les Aigles”. Dalla nostra collaborazione è nato, come le dicevo, questo progetto».

Da quanti anni lavora nel mondo della cooperazione?

«Dal 2004, anno in cui è nata la cooperativa “Le Soleil” che opera ad Aosta: si tratta di una struttura che ha lo scopo di promuovere ed erogare servizi volti a riconoscere e soddisfare i reali bisogni della persona favorendone il benessere psichico, fisico, sociale».

«Gestisce attualmente servizi socio educativi e socio sanitari: asili nido e garderies, ludoteche, refezioni scolastiche, personale infermieristico e socio sanitario presso Rsa di Antey Saint André e hospice di Aosta. Ha 16 soci e 109 dipendenti. La cooperativa nel 2016 opera, inoltre, nel campo dei servizi residenziali, semiresidenziali ad alta integrazione socio sanitaria per persone anziane tramite la propria struttura denominata “La Maison des Bos Sentiments”».

Cosa vuol dire cooperare per lei?

«Quando si dice “cooperativa sociale” purtroppo molti sono gli stereotipi e i pregiudizi legati ad essa, perché viene considerata un modello d’impresa minore, che offre lavoro precario e sottoretribuito, anche se effettivamente contribuisce alla crescita del nostro Paese sul piano economico e sociale. Voglio sfatare questo preconcetto: i nostri progetti hanno l’obiettivo di creare un metodo educativo e valoriale, con i nostri fondi, generando lavoro e benessere per la comunità».

È importante il legame col territorio e le famiglie?

«Assolutamente sì. Noi siamo molto presenti sul territorio, in particolare nella bassa valle, dove abbiamo cinque asili nido e offriamo diverse attività di servizi. Particolare attenzione è rivolta all’integrazione sociale degli ospiti: la partecipazione individuale o di gruppo alle attività culturali, ricreative e sportive presenti nel Comune di Aosta e dintorni è favorita dalla vicinanza del servizio di trasporto pubblico. Inoltre, il contesto in cui è inserita la Comunità favorisce la collaborazione con le Associazioni operanti sul territorio all’insegna dell’integrazione sociale e favorendo la partecipazione attiva alla vita del quartiere».

Ci sono molte donne che lavorano nelle sue cooperative?

«Sono praticamente il 95%, anche se dal 2015 abbiamo intrapreso l’avventura con i richiedenti asilo; quindi in quell’ambito, nelle situazioni “borderline”, le figure maschili sono più adeguate. Lavorare con le donne, che hanno una naturale sensibilità, è oggettivamente positivo per noi».

Qual è la sua formazione?

«Mi sono diplomato come perito meccanico e poi ho studiato psicologia all’università, conseguendo l’iscrizione all’Albo. Quando stavo per laurearmi lavoravo già per una microcomunità ed è da lì che mi sono avvicinato alla cooperazione sociale. Conoscevo bene, inoltre, l’ex presidente di Agci Valle D’Aosta, Luigi Lorenzin, che si è laureato con me e di cui ho grande stima, così ho deciso di aderire all’Associazione generale delle cooperative italiane sin da subito. Il prossimo passo sarà quello di far aderire una nuova cooperativa di infermieri alla grande famiglia Agci».

E con la nuova dirigenza come si trova?

«Sia l’attuale presidente, Eleonora De Marco, sia la vicepresidente, Anna Adamo, sono due donne, due lavoratrici competenti e professionali, con cui è edificante collaborare, condividere, costruire insieme e avere una visione per il futuro. La cooperazione, in fondo, non è forse questo?».

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Mascia Garigliano
Mascia Garigliano
Orgogliosamente calabrese, romana d’adozione. Nata nel 1983, giornalista professionista dal 2010. Attualmente sono responsabile ufficio stampa di AGCI (Associazione generale cooperative italiane). La scrittura e la lettura sono il mio pane quotidiano. Ho esperienza come redattrice, addetta stampa, social media manager e organizzatrice di eventi. Adoro viaggiare, fisicamente e con la fantasia. Il tempo libero lo passo a cucinare, nuotare e boxare. Particolare predilezione per i cani, amo la natura e i casolari in campagna, con mare annesso. Un mio motto? “Può cambiare il modo di comunicare ma il giornalismo rimane pur sempre il Quarto potere”.
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