In occasione della morte di Amedeo di Savoia V duca d’Aosta, lo scorso 1º giugno, ho scambiato due parole veloci via Zoom con Antonio Parisi, giornalista di lungo corso – attualmente è anche il direttore dell’Agenzia di informazione Consul Press – nonché scrittore con alcuni importanti riconoscimenti di critica letteraria e di pubblico.
Lo conosco da anni; Antonio Parisi ha sempre rappresentato un riferimento sulle faccende di Casa Savoia, per averla incrociata nella sua strada professionale già in età giovanissima. Si è occupato di politica, infatti, ricoprendo l’incarico di Segretario nazionale del Fronte monarchico giovanile dell’Umi (Unione monarchica italiana) fin dal 1982, e sino alla morte dell’ultimo Re d’Italia, Umberto II, avvenuta il 18 marzo 1983. Tante e varie sono poi state le frequentazioni con questo Casato nel corso della vita; un Casato che ha reso unita l’Italia attraverso un processo sviluppatosi durante il Risorgimento e conclusosi sostanzialmente con la fine della Prima guerra mondiale.
Antonio, ti chiediamo una dichiarazione sulla recente scomparsa di Amedeo di Savoia V duca d’Aosta.
«È stata una notizia, in primis, di rilievo giornalistico; per me, che mi sono da sempre occupato di Casa Savoia, anche un evento molto triste. Conoscevo il Duca, e ne conservo un ricordo molto bello. Qualcosa della mia esistenza sembra scomparire per sempre ad ogni pezzetto di Casa Savoia che va via. L’uomo è stato definito dalla rivista francese Point de Vue “un gran Signore” e per l’occasione dei funerali, che hanno suscitato cordoglio in Italia e all’estero, dove Amedeo era conosciuto ed amato, in molti mi hanno chiesto se i Savoia sono una dinastia francese. In realtà si tratta di un casato che è nato nelle Alpi occidentali in territori che oggi sono della Francia. In particolare, il primo Savoia che si è affacciato alla storia, il conte Umberto dalle Bianche mani, era un vassallo del Regno di Borgogna. Per molto tempo i conti di Savoia hanno seguito le scelte dei borgognoni e così facendo hanno visto i loro interessi scontrarsi con quelli dei re di Francia. Alcune delle battaglie che hanno visto fronteggiarsi i reggimenti savoiardi con quelli gigliati del re di Francia sono oggi negli annali dell’esercito italiano; si pensi ai Granatieri che celebrano ancora oggi la vittoria all’Assietta contro i battaglioni di Luigi XV. La rivalità con la Francia, alla fine, si trasformò in amicizia consentendo ai Savoia di divenire re d’Italia. Accadde durante il Risorgimento, nella Seconda guerra di indipendenza, quando il Regno di Sardegna fu aiutato dai soldati di Napoleone III a sconfiggere gli austriaci. Il sangue francese insieme a quello piemontese scorse nella tremenda battaglia di Solferino/San Martino, conclusasi con la vittoria delle armi “sorelle” francesi e piemontesi».
«Per l’aiuto dato a Vittorio Emanuele II contro l’Austria – continua Parisi -, la Francia ottenne dal re di Sardegna Nizza e la Savoia. Si trattava proprio dei territori in cui la dinastia nacque e da cui prese il nome. A livello matrimoniale, nei secoli, i Savoia si sono imparentati con l’alta nobiltà francese. E senza andare tanto lontano e rimanendo al Risorgimento, Clotilde, figlia di Vittorio Emanuele II, andò in sposa al cugino di Napoleone III, Gerolamo Bonaparte. Poi ci sono stati ben tre Savoia Aosta che hanno sposato delle Orléans. Emanuele Filiberto di Savoia, II duca d’Aosta, conosciuto come l’invitto duca della III Armata, sposò Elena d’Orleans, e suo figlio Amedeo di Savoia, poi III duca d’Aosta, detto il duca di ferro e viceré d’Etiopia, sposò Anna d’Orleans. E per finire, anche Amedeo di Savoia, il V duca d’Aosta, ha sposato pure lui, in prime nozze, una Orléans, Claudia, da cui Amedeo ha avuto tre figli, Aimone, attuale capo del Casato, e due figlie: Bianca e Mafalda.
Chi era presente al funerale?
«Al funerale del V duca d’Aosta era naturalmente presente anche la sua prima moglie Claudia d’Orléans. Nonostante questi matrimoni, in realtà, dopo l’unità d’Italia, si innescò una sorta di rivalità tra Francia e Italia. I due Paesi pur alleati durante la Prima guerra mondiale, non riuscirono a riconquistare quella assonanza che si era realizzata durante la Seconda guerra d’indipendenza. Poi venne la Seconda guerra mondiale che vide Italia e Francia combattere su fronti opposti»
«Rivalità a parte – conclude Parisi -, c’è da dire che in realtà tra i nostri due Paesi, a livello culturale, esistono ben più punti di contatto che non quelli che ci vedono opposti. E quanto la dinastia Savoia sia stata vicina all’atmosfera francese lo si potrà capire leggendo il mio libro “La saga di Casa Savoia”, di prossima pubblicazione per i tipi di Diarkos, da cui emerge ancora una volta quello che si sa da sempre, e cioè che i Savoia (ed oggi anche l’Italia) sono ben più uniti con la Francia di quanto si possa pensare».