Chi non ha mai dimenticato il rubinetto aperto mentre ci si lava i denti o lasciato scorrere l’acqua della doccia mentre ci si insapona? Cose che succedono, certo, ma quando a un rubinetto se ne aggiungono dieci, cento, mille altri, allora un episodio in sé banale diventa significativo, preoccupante, potenzialmente pericoloso. Sì, perché la tutela dell’ambiente significa anche questo: chiudere bene il rubinetto per non sprecare un bene prezioso come l’acqua, tanti piccoli comportamenti che coinvolgono la vita quotidiana di tutti, fondamentali per l’equilibrio della natura.
Il 71% del pianeta Terra è coperto da acqua, la maggior parte è, però, acqua salata immagazzinata negli oceani, ben il 97,5%. L’acqua dolce rappresenta solo il 2,5%, di cui il 2,3% si trova in pochi ghiacciai, la principale riserva di acqua dolce del nostro Pianeta. Nel nostro Paese l’acqua è utilizzata principalmente nel settore agricolo (45%), industriale (20%), energetico (15%) e per usi domestici (20%) con un consumo personale di circa 220 litri giornalieri.
L’acqua, elemento fondamentale di ogni forma di vita, rappresenta per il nostro pianeta un immenso patrimonio di cui andrebbero preservate la purezza e la disponibilità e, invece, è l’elemento naturale più minacciato per via dei cambiamenti climatici, dell’esplosione demografica, dell’inquinamento, dello spreco diffuso e della cattiva gestione degli impianti obsoleti.
L’uomo, da una parte, ha sempre creduto che l’acqua fosse una risorsa inesauribile, dall’altra l’ha ritenuta capace non solo di assorbire e disperdere all’infinito i rifiuti delle sue attività, ma anche di ritrovare miracolosamente il suo equilibrio dopo ogni violenza subita. Ma quasi due miliardi di persone non dispongono di una sufficiente quantità di acqua e, se non si interviene, la situazione è inevitabilmente destinata a peggiorare.
Il problema della carenza e della cattiva qualità delle acque potabili, con implicazioni di carattere economico, sociale e politico, sta assumendo dimensioni drammatiche sino a farlo divenire una delle maggiori emergenze planetarie.
I problemi legati allo sfruttamento delle risorse della Terra e al degrado ambientale sono di dimensioni tali da non poter essere risolti da un solo paese o da un solo continente. È necessario adottare una politica ambientale coordinata a livello globale, rigorosa nell’accertamento dei rischi che corrono il Pianeta e l’umanità ed efficace nell’adozione delle misure più adatte per porvi rimedio. È necessario indirizzare il quotidiano verso modelli di consumo più sostenibili. È necessario, forse più di tutto, creare un’ideologia, condividere le conoscenze e ispirare gli altri: è un dovere informare.
Costruire un rapporto più equilibrato tra uomo e risorse naturali è un obiettivo del cui raggiungimento siamo tutti responsabili: ognuno di noi è chiamato a ridurre i propri sprechi e le proprie azioni inquinanti.
E così si torna alla logica del rubinetto, al problema che tocca tutti da vicino. Sì, perché le affermazioni e i propositi dei documenti internazionali si scontrano con la vita quotidiana, con le piccole e grandi disattenzioni che coinvolgono ognuno, a partire da quando si apre, o meglio, non si chiude bene un semplice rubinetto dell’acqua.
Ecco perché è importante il coinvolgimento della popolazione, degli utenti, dei cittadini: tutelare l’ambiente e promuovere lo sviluppo di una coscienza ecologica è una grande sfida, impegnativa e avvincente.
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