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Roma, autodemolitori ancora in lotta: «Non ci danno risposte»

Protesta alla Regione Lazio: «Senza autorizzazioni prorogate né nuove zone per gli impianti, siamo costretti a chiudere le nostre attività»

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Continua l’agitazione degli autodemolitori romani nei confronti delle istituzioni per la vicenda della delocalizzazione dei loro impianti. Un gruppo di loro ha manifestato sotto la sede della Regione Lazio, a via Rosa Raimondi Garibaldi, a Roma. Una piccola delegazione, rappresentata da Elena Donato, presidente dell’Associazione Arder, è stata poi ricevuta al Dipartimento di Tutela ambientale per contestare «la mancata proroga delle autorizzazioni e i presunti atti di delocalizzazione, ad oggi inesistenti», come ha riferito la stessa Donato.

La protesta degli autodemolitori romani continua, quindi, dopo che il Comune di Roma ha ordinato la dismissione e il ripristino delle zone su cui si trovano 21 ditte di autodemolizione, tra  via Palmiro Togliatti e Centocelle.

«Il direttore della Tutela ambientale – ha detto Elena Donato al termine dell’incontro – ha chiesto tempo, perché insediato da troppo poco. Nonostante l’articolo 6 bis della legge regionale 27/98 prevedesse una delocalizzazione certa entro 24 mesi, il dipartimento nega l’obbligo alla attuazione della stessa, non riuscendo a trovare nessuna soluzione al problema. E intanto a Roma sono chiuse circa 80 attività».

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«Chiediamo da anni solo il diritto di poter lavorare – lamenta uno dei manifestanti -. È dal 2018 che non guadagno e chi può, va avanti con i risparmi. Ma nel mio caso stanno finendo».

“Tante promesse non mantenute. Palmiro Togliatti pronta al trasferimento”, recita uno degli striscioni esposti dai manifestanti: perché, come precisa una di loro, «a noi andrebbe bene anche andare via, all’istante, siamo ben disposti ad accettare il dislocamento, ma ad oggi, dopo tre anni, ancora non ci è stata data un’alternativa».

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