Quando si scomodano figure intoccabili nell’immaginario collettivo e le si traspongono nella finzione cinematografica, il rischio di attirarsi delle severe critiche è sempre dietro l’angolo. Inevitabile, soprattutto nel capitalistico mondo delle immagini chiamato Netflix, la piattaforma di streaming col maggior bacino d’utenza del mondo. Così come è inevitabile che una serie tv su una figura come lo scomparso campione di Formula 1 Ayrton Senna abbia quanto meno attirato l’attenzione degli scettici, che non hanno esitato ad alzare il sopracciglio.
La domanda che molti si fanno, tra appassionati e non, è la stessa: vale davvero la pena provare a tuffarsi in questa miniserie? Gli esperti della vita di Senna potrebbero trovarsi di fronte ad alcune inesattezze storiche, mentre i neofiti si ritroverebbero alle prese con alcuni aspetti tecnici poco chiari di questo sport che fa della sua complessità a volte la sua forza. Dipende, quindi, da quale punto di vista ci si approccia.
Iniziamo con le noti dolenti. La durata della serie (solo 6 puntate da un’ora circa) è decisamente scarsa per racchiudere anche solo tutti gli episodi salienti dell’intensa vita di Ayrton. Tanto spazio alle serie minori, mentre per quanto riguarda la Formula 1 ci sono dei buchi abbastanza importanti: le stagioni in Lotus del 1986 e 1987 sono quasi totalmente assenti, così come il 1992 e, soprattutto, il 1993 che per l’asso brasiliano fu magico. Nessun accenno, infatti, all’impresa di Donington quando, con una McLaren nettamente inferiore alle Williams, doppiò il suo arcinemico Alain Prost.
Ecco, proprio lo sviluppo della figura del francese rientra tra i contro di questa miniserie. Il fatto che la produzione sia brasiliana si sente e, nonostante il rappacificamento finale, Alain è rappresentato in modo troppo negativo, come il manipolatore politico e amico dei poteri forti che trama contro Senna. Decisamente troppo per i veri appassionati di questo sport, che riconoscono le doti di uno come Prost e riflettono la grandezza di Ayrton proprio con il suo misurarsi col francese, uno dei piloti più sottovalutati della storia.
Passiamo ai pro. Bisogna fare i complimenti a tutto il comparto della fotografia. Una dovizia di particolari davvero inaspettata, con le auto dell’epoca che sono precise in ogni minimo particolare: dalle forme al più piccolo degli sponsor. Una ricerca storiografica che strappa un applauso anche al più burbero e integralista degli appassionati.
Inoltre, se l’obiettivo della serie era quello di rappresentare il più possibile l’intensità del Senna uomo, oltre che del pilota, l’obiettivo è stato pienamente raggiunto: il fortissimo rapporto con la sua famiglia, la sua infanzia, gli amori, il Brasile e, soprattutto, la voglia di gareggiare e di primeggiare che diventa inevitabilmente ossessione.
Se cercate una serie che indaghi sul lato umano, senza perdersi troppo nella parte sportiva, allora Senna è il prodotto che fa per voi. Ovviamente la serie va sempre integrata con letture, video di approfondimento o semplicemente con il documentario del 2010 “Senna”. In sintesi, lasciandosi momentaneamente in un angolo i fatti nudi e crudi ed addentrandosi in una verosimile finzione, la serie è decisamente promossa. Buona visione.