Il conflitto tra Israele e Hezbollah in Libano ha raggiunto un nuovo apice di violenza, segnando il giorno più letale per il paese dalla guerra civile del 1975-90. Lunedì, un massiccio bombardamento israeliano ha colpito più di 1.300 obiettivi, causando la morte di almeno 492 persone e il ferimento di altre 1.645, secondo gli ultimi dati riferiti dal ministero della Salute libanese. Tra le vittime ci sono 35 bambini e 58 donne.
Questi attacchi rappresentano l’azione militare più intensa da parte di Israele contro il Libano dall’ultima guerra tra i due paesi nel 2006. Le aree maggiormente colpite dagli attacchi israeliani sono state il sud e l’est del Libano, compresa la Valle della Beqaa e alcune zone di Beirut, dove si sono registrati danni significativi anche a strutture civili.
In città del sud del Libano, come Tiro, migliaia di persone hanno abbandonato le loro case per rifugiarsi in aree più sicure. Testimoni locali hanno descritto scene di panico e devastazione, con interi edifici distrutti e persone in fuga sotto il continuo rumore delle esplosioni.
Netanyahu, il primo ministro israeliano, ha dichiarato che Israele sta cercando di «cambiare l’equilibrio di sicurezza» lungo il confine settentrionale, ribadendo che l’obiettivo di Israele non è il popolo libanese, ma Hezbollah, il gruppo militante sciita strettamente legato all’Iran. Tuttavia, la natura delle operazioni israeliane, che colpiscono anche aree urbane, ha sollevato preoccupazioni per l’alto numero di vittime civili.
L’inizio dell’escalation risale a una serie di eventi accaduti nelle settimane precedenti, tra cui l’esplosione di migliaia di dispositivi elettronici appartenenti a membri di Hezbollah, provocata da Israele, che ha ucciso almeno 37 persone. Inoltre, venerdì scorso, un attacco aereo israeliano su un sobborgo di Beirut ha causato la morte di un alto comandante di Hezbollah e di decine di combattenti, oltre a numerosi civili, inclusi bambini. Questi attacchi hanno portato Hezbollah a intensificare i propri lanci di missili e droni verso il territorio israeliano.
Nonostante la gravità della situazione, sia Israele sia Hezbollah non sembrano intenzionati a rallentare le operazioni militari. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha affermato che le operazioni continueranno fino a quando il nord di Israele non sarà sicuro. Allo stesso tempo, Hezbollah ha ribadito il proprio sostegno alla causa palestinese e ha promesso di continuare a combattere finché non verrà raggiunto un cessate il fuoco a Gaza.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato di essere in costante contatto con le parti coinvolte per cercare di ridurre l’escalation. Tuttavia, con la crescente tensione e il numero di vittime in costante aumento, la comunità internazionale guarda con preoccupazione all’evolversi della situazione, temendo un ulteriore allargamento del conflitto che possa coinvolgere ulteriori attori regionali.