«Nel nostro Paese la corretta gestione della risorsa idrica presenta ancora delle criticità da risolvere. Il tema ci riguarda tutti da vicino, più che per gli altri servizi pubblici, poiché l’acqua soddisfa un bisogno primario e imprescindibile dell’essere umano, trattandosi di un bene vitale».
Con queste considerazioni generali si apre il XIX Rapporto nazionale sul servizio idrico integrato dell’”Osservatorio prezzi e tariffe” di Cittadinanzattiva, la storica associazione civica alla quale dobbiamo pregevoli indagini sui vari servizi pubblici del nostro Paese, così come produttive interlocuzioni con le istituzioni pubbliche. Il Rapporto è stato presentato il 19 marzo scorso durante l’evento “Cara acqua, una risorsa da risparmiare e tutelare”, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, che si celebra il 22 marzo.
L’indagine è un appuntamento che annualmente impegna l’associazione e i dati di quest’anno contengono un messaggio chiave per i cittadini dei nostri territori: «È fondamentale adottare comportamenti di consumo più consapevoli, a partire dalla reale percezione dei propri consumi (sprechi), e pretendere una governance del servizio che ne massimizzi l’efficienza in ogni sua fase così da ridurre gli sprechi e favorire in maniera sempre maggiore il riutilizzo».
Nell’introduzione generale il Rapporto spiega la struttura del servizio idrico pubblico, un sistema complesso governato a più livelli: in primo luogo dallo Stato che esercita funzioni di carattere generale, poi dalle Regioni, che svolgono più di una funzione. Infatti, si occupano di conservazione e difesa delle risorse idriche territoriali, definiscono la perimetrazione degli Ambiti territoriali ottimali (Ato), cioè il territorio in cui i servizi pubblici sono integrati (ad esempio, quello idrico e quello dei rifiuti). Ancora, le Regioni individuano gli Enti di governo degli ambiti (Ega), ai quali partecipano obbligatoriamente tutti i Comuni compresi negli Ato e che regolano la gestione delle risorse e la programmazione delle infrastrutture idriche.
Come si vede, una macchina complessa che richiede efficienza e coordinamento per funzionare al meglio. Tuttavia, il Rapporto ne individua un punto debole: il fenomeno della dispersione idrica, una seria sofferenza dell’intero sistema. Le cifre sono preoccupanti. Secondo gli ultimi dati Istat del 2020 la dispersione idrica è in media il 36,2 % e raggiunge picchi del 42,2 % nel territorio complessivo nazionale. Nel Sud e nelle isole si disperde il 50% circa del volume d’acqua immesso in rete. In singole regioni la dispersione è diseguale rispetto alle città del territorio: nel Lazio, ad esempio, si passa dall’allarmante 70,1 % di Latina al 32, 9 % di Roma.
Un altro dato che fa riflettere riguarda la spesa media per il consumo dell’acqua. La media nazionale per la bolletta idrica di una famiglia è di 478 euro, mentre, ad esempio, la media nel Lazio nel 2023 è stata di 583 euro, con un aumento del 6% rispetto al 2022 e del 34,9% rispetto agli ultimi cinque anni.
Gli aumenti del costo dell’acqua potabile nei capoluoghi di provincia sono decisamente significativi. A Vibo Valentia, ad esempio, l’incremento è stato del 16% circa, mentre a Isernia è stato del 50% circa rispetto al 2019. Frosinone è la provincia più cara nel Lazio ma anche tra le più care a livello nazionale, con una media annuale di 867 euro. Milano e Cosenza risultano invece i capoluoghi più economici con circa 184 euro l’anno.
Il Rapporto potrà continuare a sorprendere il lettore quando informa che, comparando la spesa per il consumo d’acqua nelle regioni italiane, la Toscana è la più costosa con una media di 732 euro l’anno e con ben otto suoi capoluoghi di provincia tra i primi dieci più cari d’Italia; mentre il Molise è la più economica (226 euro annui) e il Trentino Alto Adige quella che ha avuto l’aumento più consistente dei costi (+9%).
La presentazione del Rapporto è stata l’occasione per valutare i risultati di una consultazione civica su conoscenza, percezioni e comportamenti di consumo dell’acqua, che ha coinvolto 3.355 cittadini. I dati rivelano che il cittadino medio è poco consapevole del proprio livello di consumo dell’acqua. Quasi fossero colpiti da miopia percettiva, i cittadini dichiarano di consumere circa 62 litri di acqua al giorno, mentre l’Istat ha registrato che il consumo medio ad abitante in realtà è di 215 litri giornalieri.
Per di più, alla miopia percettiva sembra aggiungersi una miopia cognitiva: un cittadino su tre non conosce il proprio fornitore del servizio idrico e oltre il 37% ritiene che la bolletta sia troppo alta. Inoltre, il 43% non conosce il bonus sociale erogato ai cittadini meno abbienti e il 62% quello integrativo messo eventualmente a disposizione dal proprio Comune di residenza.
Il Rapporto di Cittadinanzattiva sul servizio idrico è una fonte di informazione articolata e puntuale e può essere consultato integralmente sulla pagina: https://www.cittadinanzattiva.it/notizie/16335-acqua-costi-consumi-e-sprechi-nel-nostro-paese-i-nuovi-dati-di-cittadinanzattiva.html