Come da noi anticipato, se una tra Roma e Lazio fosse uscita vincitrice dalla contesa, avrebbe fatto un notevole salto in avanti sia in classifica sia in ottica futuro. Invece, il campo non ha regalato altro che uno 0-0, con pochi spunti e altrettante emozioni. Non ciò che ci si aspetta da un derby, ma ciò che un derby a volte può offrire.
Le due squadre non brillano per gioco e condizione fisica anche a causa degli impegni europei in settimana. La Lazio si fa preferire nel primo tempo, mentre la Roma tiene bene il campo nella seconda frazione, ma di problemi per Provedel e Rui Patricio ce ne sono pochi. Ha prevalso solo la paura di perdere.
Il palo di Luis Alberto nella seconda metà del primo tempo è l’unica vera occasione della partita: un tiro tipico dello spagnolo a giro che si stampa poco sotto l’incrocio. Per la Roma, invece, Rick Karsdorp ha una bella chance in area ma la spreca calciando alto. Per il resto, le due squadre si studiano e non spingono mai sull’acceleratore.
Lukaku fa a sportellate ma le palle per lui sono pari a zero; Immobile ci prova ma il nervosismo prevale sulla necessaria lucidità; Luis Alberto disegna calcio, nonostante qualche leggerezza di troppo, mentre Edoardo Bove risulta essere il migliore in campo per i suoi, ancora una volta.
Mourinho e Sarri capiscono che non è il momento della stagione per prendersi rischi e si portano a casa un pareggio a reti bianche e col freno a mano tirato. Un risultato che rende l’idea del periodo così altalenante che vivono le compagini capitoline. E che di sicuro questo derby non ha aiutato a superare.
Se lo spettacolo in campo fatica a raggiungere la sufficienza, per fortuna sugli spalti abbiamo assistito all’ennesimo spettacolo delle due curve. La coreografia della Curva Nord laziale raffigura un’aquila che prende tutto il settore e parte della Tribuna Tevere, con la citazione del politico romano Sallustio «concordia parvae res crescunt» («nell’armonia anche le piccole cose crescono»), derivante dalla monografia Bellum Iugurthinum. Quella della Curva Sud romanista raffigura Marte, il dio pagano della guerra, con la scritta «discendenti di Marte, padroni della storia».
Il derby di Roma è anche questo: quando gli occhi faticano a rimanere sul prato verde, basta alzarli leggermente per rimanere comunque a bocca aperta.