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Il “Riscatto” di Federico Bianca: racconti di vite comuni di fronte a un bivio

Con il suo libro, lo scrittore siciliano ha vinto il primo premio narrativa saggio di Etnabook. «Racconto scelte esistenziali senza giudicare»

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Incontriamo il siciliano Federico Bianca, a cui recentemente è stato assegnato il primo premio narrativa saggio di Etnabook, per una chiacchierata veloce sul volume vincitore: Riscatto, per i tipi di Felici Editore. Finora ha pubblicato tre monografie per Convivio Editore, dimostrando il suo spiccato interesse per un’ottica europea e internazionale e per la multidisciplinarietà: Lolita, un mito euramericano tra romanzo e sceneggiatura; Carlo Alianello nella cultura italiana e europea; Giovanni Papini: la vita, le opere, la poetica.

Bianca si avvicina al mondo della letteratura, dei fumetti e del cinema sin da bambino. Diploma di maturità classica e poi laurea triennale in Lettere moderne. A seguire, la laurea specialistica in Filologia moderna e un dottorato di ricerca in italianistica. Continua a vivere nella sua terra, specializzato nell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri. Tutor esterno alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, nonché docente di ruolo di materie letterarie negli istituti secondari di secondo grado.

Federico Bianca (foto Antonio Parrinello)

Di Riscatto cosa ci rivela?

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«Riscatto, una raccolta di racconti (alcuni erano già apparsi su antologie e concorsi nazionali) è, in realtà, un “piano B”. Non riuscivo a fare pubblicare un breve romanzo e, così, mi è venuto in mente di raccogliere in volume i miei racconti già pubblicati (grazie a concorsi nazionali cui avevo partecipato) e alcuni inediti».

«I racconti sono stati scritti tra il 2012 e il 2020. Poi, grazie ad alcuni amici, la professoressa Sissi Sardo, la poetessa Marilina Giaquinta (che ha scritto l’introduzione di Riscatto), l’editor Antonio Celano, l’editore Fabrizio Felici, il libro ha preso vita».

“Io non chiedo al ferito come si senta, io divento il ferito” (Walt Whitman). Come ha fatto a descrivere così bene i personaggi dei suoi racconti, al punto che il lettore stesso si immedesima in quelle vite perdute, tutte senza redenzione, dove il compimento del proprio infausto destino diventa l’unico riscatto possibile?

«Mi piace collocare i miei personaggi, proiezione dei miei diletti e dei miei dilemmi, di fronte a bivi esistenziali, morali e accompagnarli nel loro cammino, senza però giudicarli, nel loro tentativo di dare una svolta definitiva, che li salvi dalla sconfitta finale».

L’ultimo libro letto? Perché?

«Alterno autori italiani a stranieri. Ho appena concluso La confessione di Tolstoj, un grande classico di uno degli autori più importanti in assoluto, e sono alle prese con Luigi Malerba, autore contemporaneo che apprezzo molto: Le maschere. Alterno classici, contemporanei, italiani, stranieri, generi alti e popolari».

Nei suoi racconti, a tratti si “viaggia” negli Stati Uniti. Dove, come… e perché?

«Gli Stati Uniti sono la terra di grandi scrittori come Cain, Chandler, Fitzgerald, Hemingway, Steinbeck, Faulkner, Philip K. Dick; lì c’è Hollywood. Mi è facile immaginare, divertendomi, scenari assolutamente di fantasia che, però, vogliono richiamare le atmosfere del cinema e di certa letteratura».

Il suo rapporto con il cinema. Qualche autore e qualche titolo che ha segnato la sua cultura iconografica.

«Il cinema è la mia droga. Il Sorrentino de La grande bellezza e di È stata la mano di Dio, Woody Allen, David Lynch, Ingmar Bergman, Fellini, Clint Eastwood, Roman Polanski, Tarantino. Ma due titoli mi hanno davvero colpito e sono sempre nel mio cuore: Il lupo di Wall Street e Silence, assai diversi tra loro, capolavori del grandissimo Scorsese».

«Senza però dimenticare tante, tantissime sequenze di un altro maestro, Hitchcock. Ma sono anche un divoratore del genere horror, il mio preferito, nel quale spazio dai classici di Argento alle opere contemporanee, anche quelle più commerciali e corrive».

Il suo desiderio ancora da realizzare. E come descriverebbe, da intellettuale, il tempo ed i tempi che stiamo vivendo.

«Vorrei continuare a scrivere e pubblicare. Sarei felice di potermi cimentare nell’industria cinematografica come sceneggiatore e, naturalmente, sarei onorato se fossero tratti adattamenti filmici dalle mie opere. Il tempo e i tempi che stiamo vivendo sono cupi, difficili, incutono timori e paure. Eppure, dopo ogni periodo buio, c’è sempre un rinascimento».

Federico Bianca con il suo libro (foto Antonio Parrinello)
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Lisa Bernardini
Lisa Bernardinihttps://lisabernardini.it/
Toscana di nascita ma romana d’adozione; nasce nel 1970. Giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Presidente dell’Associazione Culturale “Occhio dell’Arte APS”, direttore artistico. Si occupa di organizzazione eventi, informazione, pubbliche relazioni e comunicazione. Segue professionalmente per lo più personaggi legati alla cultura, all'arte  e alla musica. Fine Art Photography. 
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