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La via delle armi di Hamas

Dal 2005 Israele ha totale controllo su ciò che entra e esce dalla Striscia di Gaza. Come arrivano gli armamenti? Bisogna guardare sottoterra

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Il violento attacco condotto dalle milizie di Hamas nei confronti di Israele lo scorso 7 ottobre ha riportato alla luce una delle questioni più intriganti riguardo all’operato del gruppo, considerato organizzazione terrorista dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. Nelle prime ore dell’attacco, si stima che circa 5.000 razzi siano stati lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele. Successivamente, milizie ben armate di Hamas si sono infiltrate in territorio israeliano causando centinaia di vittime, specialmente tra i civili.

A questo punto, però, una domanda sorge spontanea. La Striscia di Gaza è non a caso soprannominata “prigione a cielo aperto” a causa del fatto che ormai dal 2005 Israele ha totale controllo su ciò che entra e esce da quel lembo di terra. Un vero e proprio embargo via mare, terra e aria, che nel corso di questi 17 anni ha impedito ai cittadini della Striscia di andarsene, ma che a rigor di logica avrebbe anche dovuto impedire l’ingresso di armamenti che potessero finire nelle mani di Hamas.

Per comprendere come Hamas si rifornisca di migliaia di razzi, fucili d’assalto e strumentazione varia per combattere la propria guerra contro Israele, è necessario guardare oltre ciò che appare quando si guarda il territorio della Striscia di Gaza. Bisogna guardare sottoterra.

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Fin dagli anni ’80, periodo in cui Gaza era occupata dalle forze israeliane, si parla di un complesso sistema di gallerie e tunnel sotterranei, al tempo utilizzati per collegare la Striscia all’Egitto e far arrivare rifornimenti di cibo e altre merci. Presto, però, lo scopo di quei tunnel venne ampliato anche al traffico illegale di armamentario bellico. Dal momento in cui Hamas ha imposto il proprio controllo su Gaza nel 2007, si stima che la rete sotterranea sia stata espansa al punto da essere composta da oltre mille tunnel.

Tra questi, alcuni permetterebbero il traffico di armi dalla Siria e dall’Iran direttamente nelle mani di Hamas. Nello specifico, secondo un report pubblicato su Walla News, l’Iran spedirebbe armi attraverso lo Yemen fino in Sudan. Una volta in Africa, gli armamenti sarebbero trasportati per centinaia di chilometri nel deserto fino a raggiungere l’Egitto, e una volta lì arriverebbero nelle mani di Hamas attraverso i sotterranei che collegano la Striscia con l’esterno.

Ma c’è dell’altro. Si pensa che la principale via tramite cui Hamas si è rifornito negli anni sia in realtà quella marittima. Si presume infatti che i trafficanti di armi scarichino gli approvvigionamenti carichi di materiale bellico lungo la costa mediterranea in prossimità della Striscia, i quali vengono poi recuperati dalle milizie di Hamas, anche attraverso l’utilizzo di mute da immersione.

Tuttavia, con l’intensificarsi delle tensioni tra Hamas e Israele negli ultimi anni sono aumentati anche i controlli imposti dal governo israeliano, ed è quindi probabile che al momento la gran parte dei razzi lanciati da Hamas verso Israele sia stata fabbricata all’interno della Striscia stessa. Ciononostante, alcuni dei materiali necessari alla fabbricazione degli armamenti è molto probabile che vengano ancora importati tramite il traffico illegale.

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Emanuele Gualandri
Emanuele Gualandri
Laureato in Politica e Diritto internazionale all'Università Statale di Milano. Ha lavorato su Milano come videogiornalista occupandosi di casi di cronaca locale e nazionale nonché politica e movimenti sociali. Ha realizzato analisi sotto forma di video-approfondimenti su YouTube per la pagina di informazione “inBreve”, attirando migliaia di visitatori. Al momento si trova a Bruxelles per conseguire un master in giornalismo e media alla Vub (Vrije Universiteit Brussel).
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