La biodiversità è la ricchezza della vita sulla Terra, in tutte le sue forme e in tutte le sue interazioni, pensiamola come una sorta di rete che collega ogni essere vivente in cui ogni specie dipende da un’altra e viceversa. Ogni habitat, ecosistema e ambiente, per quanto piccolo, è creato e condizionato dall’esistenza o meno di certe specie animali e vegetali, che insieme ne determinano l’equilibrio e il benessere.
Esistono tre livelli di biodiversità: genetico, che fa riferimento al patrimonio genetico degli esseri che abitano il pianeta; di specie, ovvero l’abbondanza e la diversità di specie presenti sulla Terra; di ecosistemi, ovvero l’insieme di tutti gli ambienti naturali sul nostro pianeta.
In tutto il pianeta, i biologi hanno descritto 1.371.500 specie animali. Tuttavia diversi studi ipotizzano che il vero numero possa variare da 2 a 11 milioni. I funghi descritti sono circa 100.000, ma il loro numero potrebbe essere compreso tra 600.000 e 10 milioni. Le piante descritte sono 307.700 ma è possibile che il loro numero possa salire intorno a 450.000 specie. Solo l’1% dei batteri è stato classificato.
Per molti versi, il pianeta Terra, per le forme viventi, è ancora uno sconosciuto.
L’Italia è tra i paesi europei più ricchi di biodiversità in virtù essenzialmente di una favorevole posizione geografica e di una grande varietà geomorfologica, microclimatica e vegetazionale: possiamo vantare 1/3 delle specie animali europee e la metà di quelle vegetali. Nello specifico, si stima che in Italia vi siano 58.000 specie animali con la presenza di tante specie endemiche (specie di animali e di piante esclusivi di limitati territori), mentre per quel che riguarda il mondo vegetale sono state censite quasi 7.000 specie, di cui il 16% sono endemiche.
Questo altissimo tasso di endemismo, che significa che in Italia vivono tantissime specie animali e vegetali che sono presenti solo qui, all’interno dei nostri confini, ci deve far carico della grande responsabilità che questa situazione così fortunata ci consegna. Proprio per tutelare le specie a rischio di estinzione, già dal 1991 sono state istituite numerose aree protette, realtà dove flora e fauna possono trovare riparo dall’azione umana e mostrarsi in tutta la loro bellezza tra cui 25 Parchi nazionali, che coprono la parte di territorio più rilevante, poi 134 Parchi regionali, 27 Aree marine protette, 2 Parchi sommersi ed il Santuario dei mammiferi marini, per una quota del 12% del territorio nazionale protetto.
Fattori di pressione antropica, quali il consumo di suolo per nuovi insediamenti civili e industriali e l’inquinamento del suolo e delle acque, continuano a esercitare la loro intensità sulla biodiversità nazionale. Il 15% del totale delle specie vegetali superiori sono minacciate di estinzione. Il 40% di piante inferiori, alghe, licheni, muschi e felci, è in pericolo. Per le specie animali, la metà dei vertebrati presenti in Italia è minacciata d’estinzione, circa un quarto degli uccelli sono in grave rischio. Peggio di tutti stanno gli anfibi: 2 specie su 3 sono minacciate.
Proteggere la biodiversità significa anche grande disponibilità di risorse più o meno abbondanti per l’uomo: il giusto equilibrio di flora e fauna ci garantisce non solo cibo per sopravvivere ma anche le materie prime per la produzione di energia, di fibre tessili, di medicinali. È fondamentale dedicare la massima attenzione alla salvaguardia della biodiversità: l’interdipendenza tra uomo, mondo animale e vegetale del pianeta è un legame strettissimo.
Ma una riflessione mi sembra quasi obbligatoria: è mai possibile essere arrivati al punto di dover creare delle aree limitate in cui la natura viene protetta dal pericolo uomo? Zone in cui la gente è accompagnata, guidata, controllata come se fosse una minaccia, per difendere piante e animali selvatici?
C’è qualcosa di molto grave in tutto questo!