Senza alcun dubbio, tutti sapevano che la qualificazione ai quarti di finale in un girone con Francia e Nuova Zelanda sarebbe stata una missione impossibile. E così è stata. Nessuna sorpresa per l’Italia del rugby al Mondiale, quello in cui gli Azzurri avrebbero comunque dovuto dare fastidio a squadre di primissima fascia: questa però si è rivelata ben presto utopia.
Ancora troppo forti i Bleus e gli All Blacks oppure è l’Italia ad aver fatto qualche passo indietro? La Nazionale lascia la Francia con poche certezze ed un morale tutt’altro che alle stelle. Ma cerchiamo di capire com’è andato davvero questo campionato del mondo per l’Italrygby, evitando giudizi affrettati.
L’esordio è di quelli soft: il 9 settembre a Saint Etienne la Namibia non fa paura, ma si sa: rompere il ghiaccio da strafavoriti può nascondere delle insidie. Infatti, il primo tempo si chiude “solo” sul 17-8 ed un gioco azzurro tutt’altro che soddisfacente. Poi nella seconda frazione esce fuori tutta la differenza tra le due compagini: il risultato finale è di 52-8, con 7 mete messe a referto dagli italiani.
Si poteva fare di meglio, ma l’Italia sa cosa vuole: queste prime partite sono solo un riscaldamento prima dei big match.
La sfida con l’Uruguay dirà di più sulla reale condizione della Nazionale. Così come con la Namibia, però, il primo tempo dell’Italia è insufficiente: i ragazzi di coach Kieran Crowley vanno a riposo addirittura in svantaggio 7-17, frutto di due mete messe a segno dai “Teros” e due ammonizioni italiane.
Nella ripresa, però, gli Azzurri si risvegliano dal torpore, andando a bersaglio per 4 volte con capitan Lamaro, Ioane, Brex e Lorenzo Cannone, senza concedere nulla ai sudamericani: il tabellino recita 38-17. Due vittorie su due, entrambe con bonus offensivo. Il minimo sindacale è stato portato a casa. Ora si fa sul serio.
A Lione arrivano gli All Blacks. I ragazzi italiani si stringono a centrocampo e con sguardo concentrato osservano l’Haka dei neozelandesi. Dopo una meta di Jordan, gli Azzurri tornano in carreggiata con un piazzato di Allan che fissa il risultato sul 7-3. Al 15′ minuto l’Italia è in partita. Un’illusione passeggera.
Due mete in due minuti degli All Blacks schiantano psicologicamente gli italiani, che si disuniscono e non credono più nei loro mezzi. Troppa la forza della Nuova Zelanda, che doveva dare una grande risposta sul campo dopo qualche prestazione sottotono. Una furia cieca che si riversa sull’Italrugby, in una partita che si conclude col punteggio di 96-17. Una disfatta, senza se e senza ma.
Dopo lo shock di Lione, ai padroni di casa della Francia serve una vittoria contro l’Italia per approdare ai quarti di finale, mentre gli Azzurri sono chiamati ad una prova d’orgoglio. I Bleus, che nella partita inaugurale del torneo avevano battuto proprio gli All Blacks, archiviano la pratica già dopo 15 minuti e a fine primo tempo sul maxischermo del Parc Olympique Lyonnais si legge un desolante 31-0.
Considerando che nel Sei Nazioni di febbraio l’Italia era uscita sconfitta con grande onore proprio contro i francesi per 24 a 29, questa suona come una disfatta. Nella seconda frazione, i transalpini arrotondano a 60, mentre per gli Azzurri solo una meta di Zuliani sblocca il punteggio: 60 a 7 e si fanno le valigie.
L’Italia che nell’ultimo anno e mezzo ha battuto Galles e Australia, oltre ad aver messo in difficoltà tutte le squadre incontrate, non è neanche la lontana parente di quella vista contro Nuova Zelanda e Francia. Sta di fatto che un’inversione di tendenza negativa preoccupa i tifosi, che ora hanno paura di veder vanificare i grandi passi avanti fatti sotto la gestione Crowley.
Se prima del Mondiale l’addio dell’allenatore neozelandese poteva sembrare un’occasione persa, ora si deve pensare a ripartire con spirito e, soprattutto, coscienza degli ottimi mezzi a disposizione. Il nuovo coach argentino Gonzalo Quesada si siederà per la prima volta sulla panchina dell’Italia in occasione del match inaugurale del Sei Nazioni 2024 contro l’Inghilterra allo Stadio Olimpico di Roma.
Fino a quel 3 febbraio si lavorerà sulla mente di quei giocatori che dovranno sentirsi davvero a livello di competere con i più grandi, senza alcun timore reverenziale. Per allontanare tutti i fantasmi di questo Mondiale. I giocatori di qualità ci sono. Ora manca quell’ultimo gradino da salire che si è sempre rivelato ostico per l’Italrugby. In bocca al lupo, mister Quesada.