Nel seguire le audizioni di Musicultura 2023, non più nel teatro della Filarmonica, ma dentro il teatro Lauro Rossi, a Macerata, nel palco (prenotato con app: cambia il mondo!), ascoltando i 5 gruppi, nell’attesa del live di Morgan, un gruppo mi colpì particolarmente, per i testi, per la musica, e per la voce, potente, ampia, della “frontwoman”, Martina Alberi: si chiamano AMarti.
Furono selezionati poi per la finale, a luglio, ma purtroppo il pubblico non riuscì ad apprezzare appieno la creatività immensa di AMarti, e si affidarono a “più miti consigli”. Strinsi subito amicizia con Martina (nella prossima vita, promesso, sarò una talent scout! Così come in una precedente la mecenate, tipo il mio conterraneo Lorenzo il Magnifico) alla quale ho posto le abituali quattro domande più una di Drinking, il ciclo di incontri che curo. Eccole.
Se tu fossi una supereroina, che supereroina saresti e che superpoteri avresti?
«Ariel è sempre stata la figura che avrei voluto essere da grande. In qualche modo lo sono diventata: canto, vivo in simbiosi col mio mare (la parte del principe arriverà). Il suo superpotere è il coraggio di rimanere se stessa ed esplorare in quella direzione, non accontentandosi dei limiti che le sono stati imposti».
Se tu avessi la macchina del tempo, dove andresti? Nel passato? Verso il futuro? O resteresti nel presente?
«Sarei qui dove sono adesso».
Qual è il tuo drink preferito?
«La cola».
Cosa ne pensi delle battaglie che sono state compiute sino a qui per equiparare i diritti delle donne a quelle degli uomini, specialmente in campo musicale?
«Non sono molto informata al riguardo. Per quello che sento circa le battaglie in generale è che prima vanno guardate dentro e poi trasformate in amore per essere efficaci. Con questo, non intendo piegarsi all’ingiustizia, ma avere una visione più ampia della propria natura e di quella degli altri, in modo da immettere un cambiamento nel mondo che possa unire anziché dividere. Sono sicura che molte donne hanno realizzato questo nella storia e sempre ce ne saranno».
Cosa puoi fare tu per migliorare, o per salvare il mondo?
«Il mondo è un riflesso, per me, di come lo viviamo. Personalmente cerco di ascoltarmi e fare le cose più giuste, per me, quelle che sento rendermi migliore e felice, non comoda. Questo ha per mia esperienza sempre un impatto sul mondo circostante».
AMarti si definisce così: «Sono un’artista che combina musica, disegno e poesia per dare realtà alla mia coscienza. Vengo da uno scoglio sul mare di Porto Garibaldi, piccolo porto in provincia di Ferrara. Nel cercare un accesso autentico a me stessa, su quello scoglio, che per anni cercai di dimenticare, allontanandomi in altre città, fino alla Scozia, ritrovai la chiave di casa. Avevo una semplice chitarra, nessuna tecnica ma un’instancabile necessità di liberare. Facendo spazio al silenzio, con la musica lui si è raccontato. Ad un canto viscerale in italiano e in inglese, influenza dagli anni scozzesi, e ad una base folk, si sono poi aggiunti i synth e il pianoforte di Maria D’Errico, concretizzando l’oniricità cui l’artista naturalmente tende».
E io aggiungo le parole di Steve Jobs: «Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore». Trovate AMarti prossimamente in Puglia: a San Giorgio Jonico il 28 luglio (Anfiteatro “Leo”); a Manduria al Salamura Summer Fest, il 29 luglio (centro storico).