Grido d’allarme lanciato dagli operatori portuali a causa del basso fondale alla foce della Fossa Traianea e nella darsena di Fiumicino. È infatti a rischio la navigazione del porto-canale dove ormeggia la flotta peschereccia più numerosa degli approdi laziali. Sul banco degli imputati finisce l’Autorità di sistema portuale che da anni si limita al solo livellamento del fondale nel tratto tra la passerella e lo sbocco.
Al coro si uniscono anche i proprietari di barche a vela, in grossa difficoltà durante le operazioni di uscita e rientro dall’approdo, dove sono attraccati circa 200 natanti da diporto.
«Non sappiamo più in che lingua chiedere all’Autorità di procedere all’escavo della parte terminale del porto-canale – precisa Gennaro Del Prete, presidente della cooperativa Pesca romana -. Diciamo basta ai livellamenti del fondo perché di fatto tale operazione viene effettuata quotidianamente dalle carene dei pescherecci che hanno creato, al centro del fiume, un canale per uscire e rientrare senza provocare grossi danni agli scafi».
Purtroppo molto spesso, però, le eliche si imbattono in funi, parabordi e reti adagiati sul fondo che bloccano il loro movimento. In presenza di questo disagio gli armatori dei pescherecci sono costretti a far ricorso ai sommozzatori della società Mtm Service per togliere i detriti impigliati. La Pesca poi sottolinea: «In base al Codice della navigazione la profondità del canale navigabile deve essere il triplo del pescaggio delle imbarcazioni. Considerato che nel canale operano anche i rimorchiatori, che pescano circa 4 metri, a conti fatti dovremmo avere una profondità superiore ai 10 metri. Gli attuali 4 metri sono chiaramente inadeguati ma questo viene ignorato».
Sulla stessa frequenza i titolari dei natanti da diporto ormeggiati nella darsena. «Uscire o rientrare in questo periodo nella darsena è diventa un’impresa proibitiva – dice Silvano Colman, a bordo di “Mandinucci”, barca a vela di 13 metri -. In alcuni punti il fondale dell’approdo è inferiore ai 2 metri e i natanti che pescano più di 2,5 metri incontrano enorme difficoltà a navigare».
«Per superare questo problema – continua – sei costretto a spingere al massimo i motori con il rischio di danneggiare la chiglia e soprattutto l’elica. Alcuni colleghi hanno creato dei solchi con lo scafo sul fondale dove puoi trovare funi d’acciaio o pezzi di rete adagiati nella melma. Per tale motivo vogliamo richiamare l’attenzione dell’Autorità, che non può più rimandare le operazioni di escavo».
Le cose non vanno meglio a ridosso dei pontili interni, nella zona vicina al Circolo velico e nei cantieri dove si effettuano le manutenzioni per alare o varare natanti fino a 15 metri.