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Il “Teorema” di Resiliente: note cullate dalle onde del Tevere

A Roma concerto al Lian Club, caratteristico locale ospitato su una barca ormeggiata sul fiume: incantati pubblico e passanti sul Lungotevere

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A Roma, l’evento musicale “Il Teorema delle cose semplici” ha fatto scrosciare fragorosi applausi al Lian Club, il caratteristico locale ospitato su una barca ormeggiata sul Tevere. Applausi anche dal pubblico di romani e turisti presenti sui ponti e sulle rive del Lungotevere. Il cantautore Resiliente ha incantato così pubblico e passanti che, rapiti dalle sue note, hanno rallentato pian piano il passo, per poi fermarsi… e lasciarsi trasportare.

In quei momenti, l’imperturbabile scorrere delle acque nel letto del fiume si attenua, abbandonandosi al dolce cullare di emozionanti melodie, colonne sonore delicate e imperiture di Alessandro Michisanti, in arte Resiliente. Un’eterna Roma sempre più affascinante e un Tevere ancor più suggestivo avvolti in un pentagramma di seducenti vibrazioni che fermano tempo e spazio.

Il progetto artistico “Il Teorema delle cose semplici” del musicista Resiliente nasce durante i giorni d’isolamento del lockdown. Giornate scandite, con vigore e forza, dal tempo che scorre sempre uguale e da momenti permeati di dubbi, paure e… speranze. Due anni e mezzo fa l’uscita del primo brano, Un mondo che non c’era (regia e animazioni di Michele Chessa). Una riflessione sul mondo atteso e immaginato dopo la pandemia, attraverso la quale l’artista si chiede quanto questa esperienza così forte, può rappresentare un’occasione per rinascere oppure un ennesimo motivo per sprofondare e guardare a un futuro senza luce.

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Da quel brano in poi si susseguono due anni importanti per la nuova fase artistica di Resiliente. Sono giorni intensi, momenti ricchi di riflessioni, attimi di pensieri profondi, trasformazioni e, soprattutto, di scrittura. Compone venti brani totalmente nuovi, arrangiati e prodotti nel suo studio. Resiliente esce da quei vecchi schemi compositivi, seppur importanti per la sua crescita artistica, che avevano contrassegnato gli anni come autore per diversi artisti interpreti. «Fondamentalmente – dice – a me piace scrivere. Mi è sempre piaciuto. Questo mi fa sentire libero e autentico».

Resiliente si sente libero di creare e mettere in parole e musica quello che prova. Nel tempo ha capito, sulla propria pelle, quanto la musica abbia avuto nella sua vita un grande potere trasformativo e quanto sia oggi per lui un mezzo per plasmare soprattutto il dolore e le macerazioni interiori. La musica lo rapisce e, allo stesso tempo, gli restituisce l’appagamento della piena sintonia con sé stesso e l’universo.

La presentazione del progetto artistico “Il Teorema delle cose semplici” è la giusta conclusione di un percorso cadenzato come autore, compositore, arrangiatore e producer. Il pezzo mancante che trova la sua naturale collocazione in un puzzle costruito con dedizione e rinnovata pacificazione interiore. È la finalizzazione naturale di una narrazione musicale iniziata tra le paure e le umane fragilità d’inizio pandemia, la voglia di acquisire più autenticità e di scrivere musica e parole con candida spontaneità. Unitamente sboccia il desiderio di condivisione delle note che scaturiscono dal cuore e dall’anima, senza sovrastrutture e inutili orpelli. Brani che inducono a riflettere, a guardarsi dentro… e mirare al futuro.

Il concerto, articolato nell’esecuzione di quattordici brani (tra quelli già pubblicati negli ultimi due anni e mezzo e altri totalmente inediti), è stato volutamente costruito con sonorità semplici e una band minimale. Il titolo del concerto, infatti, “Il Teorema delle cose semplici”, non a caso, nei brani rispecchia la naturalità e l’immediatezza dei temi trattati sui quali c’è ben poco da teorizzare: dall’accettazione del dolore e della propria distruttività come passaggio trasformativo ed evolutivo, descritti nel pezzo di apertura Un passo indietro, alle consapevolezze rispetto le proprie responsabilità verso il mondo che ci ospita, rappresentati nella melodia L’era glaciale.

In Fai pace, per la regia di Valerio Ciucci, troviamo l’impegno necessario per lasciare andare le vecchie identità, i condizionamenti e saper accettare con gratitudine la propria storia personale. Nella canzone Prima di uscire (regia e animazioni di Alessio Galassetti) è delineato il delicato rapporto tra madre e figlio e alla relazione di quest’ultimo con il mondo materno ancor prima di venire al mondo. Questo brano ha visto la collaborazione di Federica Michisanti al contrabbasso, tra i maggiori talenti emergenti del jazz italiano, e di Federica Quaranta al violino elettrico, elemento dell’Orchestra sinfonica del Festival di Sanremo.

Brani costruiti sui temi della ricerca della propria identità personale, come in Camaleonte e Disco volante, oppure argomenti, cari all’autore, ancor più introspettivi, che vanno in profondità come nella traccia A chi rimane, una riflessione sull’eredità esistenziale da lasciare alle future generazioni, a Capriole, un piccolo fiore sonoro sul tema delle trasformazioni che la vita ci chiede necessariamente di fare ogni giorno: piccoli passi per potersi accettare, evolvere ed essere persone migliori. Sapersi fidare e affidare con fiducia alla vita.

Una menzione particolare a Una Farfalla Blu, brano scritto in onore della memoria della madre, incentrato sul tema della “nuova relazione” che necessariamente viene a stabilirsi con le persone più care dal momento in cui lasciano questo mondo. Il brano è eseguito solamente con chitarra acustica e voce senza l’ausilio della band. Regia e animazioni di Giovanni Ricco.

La scelta della location non è casuale. Il Lian Club “galleggia” su un fiume che ha visto scorrere tra le sue acque storie millenarie. La sua terrazza sul Tevere, riservata a un numero contenuto di persone, circondata dalle bellezze incastonate di Roma, rappresenta per Michisanti il luogo ideale per presentare, senza troppo rumore, il progetto personale “Il Teorema delle cose semplici”.

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